Italia – CG29: la Quaresima come modello per i lavori capitolari

06 Marzo 2025

(ANS – Torino) – Nel cuore della “conversazione nello Spirito” che si sta realizzando al CG29 a Torino-Valdocco, il momento della meditazione personale si è ulteriormente intensificato nella giornata del Mercoledì delle Ceneri.

Mentre il lavoro nelle Commissioni è ormai andato a regime – smontando e rimontando le dinamiche fra i componenti dei sei grandi gruppi, per tendere sempre al massimo l’intensità del dialogo fra i partecipanti – a metà giornata i 225 Capitolari hanno celebrato nella basilica di Maria Ausiliatrice il rito delle Ceneri che ha aperto l’Eucarestia, presieduta da don Giuseppe Roggia.

Richiamando la pratica contadina dello spargimento sui campi e negli orti della cenere, accumulata durante l’inverno con l’accensione dei fuochi per riscaldarsi, così anche il simbolo della liturgia odierna deve essere considerato un gesto proiettato alla rinascita.

“Il tempo di 40 giorni nel quale stiamo entrando non ci introduce in un sacro lutto” ha spiegato il celebrante, “affinché si realizzi – attraverso un sacrificio consistente nella rinuncia al consumo o nella sua riduzione – un principio miglioristico della persona”. Si tratta, piuttosto, di rimettersi convintamente in cammino per raggiungere la pienezza della vita. Il fare a meno di qualcosa o l’impegno a dedicare maggior tempo alla preghiera devono consentirci di entrare più profondamente nel nostro cuore. “Più che a un tempo di morti-ficazione dobbiamo vivere la Quaresima come un tempo di vivi-ficazione” ha suggerito don Roggia.

Molti hanno percepito nelle parole pronunciate nella liturgia eucaristica anche le analogie possibili con il lavoro in corso per la Congregazione. Anche il Capitolo mette mano al futuro, visitando i terreni in cui potranno essere di nuovo gettati i semi del carisma salesiano.

La prima operazione, al risveglio della primavera, è appunto quella di spargere una polvere che sembrerebbe “di scarto” mentre è un condensato di minerali che daranno nuova energia alle zolle di terra impoverite dal loro sfruttamento precedente, e al contempo è una barriera che tiene a distanza gli insetti dannosi. È un lavoro proiettato alla speranza di una buona coltivazione di ciò che più servirà per dare cibo e piacere. Sul momento ci si trova con le mani impolverate e il respiro un po’ affannoso, ma l’esperienza ha insegnato che si tratta di un servizio indispensabile.

I giorni che ci attendono servono a riconciliarci con gli altri e con noi stessi” ha ancora ribadito don Roggia. “È un percorso che ripetiamo per aggiornare la domanda: cos’è che definisce meglio la mia persona?”. Vale per i singoli, vale per i Figli di Don Bosco tutti insieme.

Tutte le foto ufficiali del CG29 sono su Flickr

 

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