Italia – Giovani, digitale e pastorale giovanile: l’ultima parte dell’intervista a don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale

(ANS – Torino) – Concludiamo oggi, con le risposte alle ultime cinque domande, la presentazione dell’intervista che il Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, don Gildasio Mendes, ha rilasciato a don Bruno Ferrero, Direttore del Bollettino Salesiano, e pubblicata sul finire del 2023 sulla rivista Note di Pastorale Giovanile (NPG). In questa sezione finale don Gildasio Mendes approfondisce ulteriormente il rapporto tra comunicazione ed educazione salesiana, rintracciando gli elementi fondamentali che devono fare da bussola per il lavoro educativo ed evangelizzatore con i giovani di oggi.

Quali dovrebbero essere le buone pratiche educative?

Educare alla responsabilità e spirito critico verso il digitale. Sappiamo che abitare il digitale condiziona il nostro modo di esprimere le idee, di creare la nostra politica di comunicazione, di condividere le informazioni, di esprimere noi stessi, di vedere il mondo e le realtà in cui viviamo. Questo richiede una grande responsabilità, affinché si possa sempre comunicare senza dominare, relazionarsi senza controllare le persone, esprimersi senza la tentazione del potere mondano.

Ci troveremo così di fronte a sfide come l’individualismo e il relativismo. Malesseri che assumono i tratti dell’autoreferenzialità, dell’indifferenza, della mancanza di rispetto verso la natura, fino ad arrivare alle varie forme di violenza. A volte poi, anche inconsapevolmente, la comunicazione digitale spinge e conduce a situazioni di conflitto personale e di gruppo, fino a forme di radicalismo. Questo ci può condurre a una crisi di identità nel digitale. Una sorta di “mito della caverna” di Platone in versione contemporanea. Invece di vedere le ombre sul muro di una vita che accade altrove, il prigioniero è costretto non solo a osservare se stesso, ma anche a vedere gli altri che mostrano se stessi sui social. Una modalità che può trasformarci profondamente.

Qual è l’importanza, per la Famiglia Salesiana, di comprendere la metodologia digitale a favore dell’evangelizzazione dei giovani, specialmente quelli in situazioni socialmente vulnerabili?

La Congregazione Salesiana, nelle sue diverse aree di intervento, si pone l’obiettivo di rimanere sempre al passo con i tempi. Un atteggiamento che negli anni ci ha portato alla continua ricerca di un dialogo tra fede e scienza, Vangelo e cultura giovanile, Sistema Preventivo e mondo digitale. Come educatori dei giovani abbiamo certamente trovato i modi per rispondere alla grande transizione della comunicazione verso le tecnologie dell’informazione, Internet e le reti sociali.

Insieme ai laici e agli educatori, vogliamo accostare la realtà ascoltando le nuove generazioni, accompagnando gli adolescenti nei loro mondi social, trovando nuovi linguaggi e nuovi metodi per educarli all’amore, al senso della vita e della responsabilità, alla costruzione del loro progetto personale partendo dai valori del Vangelo e del Sistema Preventivo.

Attraverso innumerevoli opere salesiane, soprattutto in Africa e in America Latina e Caraibi, educhiamo i giovani di diverse classi, in particolare quelli più bisognosi, a prepararsi a livello tecnico e umano all'uso delle nuove tecnologie applicate all'istruzione, alle arti, al lavoro, alla promozione sociale e al tempo libero.

Quali qualità dobbiamo assolutamente “passare” alla generazione touch?

Le tecnologie dell’informazione hanno trasformato il nostro modo di pensare e di agire. Hanno influenzato tutte le attività umane: il modo di studiare, di lavorare, di viaggiare, di comprare, di fare una ricerca, di ascoltare musica… Il digitale è presente in quasi tutto ciò che facciamo. Recentemente, abbiamo osservato l’impatto che l’intelligenza artificiale ha avuto per esempio nella medicina, nella ricerca scientifica, nella creatività e nell’economia.

Le grandi conquiste tecnologiche da una parte contribuiscono allo sviluppo umano, sociale e culturale; dall’altra mettono in discussione la persona. Sono a rischio la nostra sicurezza e la nostra privacy e si rende sempre più urgente una riflessione sull’etica dell’intelligenza artificiale e sull’emergenza del divario digitale (digital divide). Inoltre, il digitale ha catapultato l’essere umano in una nuova dimensione temporale e spaziale, caratterizzata dall’istantaneità e dall’interattività. Questa dinamica ha fatto emergere varie sfide, come l’importanza del dialogo nei diversi contesti sociali e culturali; la cura della salute psicosociale; l’etica nell’elaborazione e nella trasmissione delle notizie, nel rispetto della persona e dei suoi valori.

Quale "coprifuoco digitale" bisognerebbe inventare?

Direi: responsabilità personale e sociale! Profondo e attento spirito critico verso il digitale! Sic et simpliciter: equilibrio! Una cittadinanza digitale che permetta ad ogni persona di essere responsabile per attuare a livello di comunità, di organizzazione, dei gruppi di Chiesa, dei gruppi sociali e artistici curando la gestione politica a livello micro e macro in ogni nazione. Il digitale fa parte del bene comune. I cittadini di ogni società devono avere spazio, strutture e legislazioni che permettano di partecipare alle politiche pubbliche, come ad esempio cooperazioni con attività scolastiche, salute, sport e arte.

Come si può applicare “ragione, religione e amorevolezza” alla generazione touch?

Prima di tutto, confidare nei giovani! Loro sono i veri protagonisti del digitale.

Secondo, non dobbiamo avere paura del digitale, perché rimane una grande opportunità per educare ed evangelizzare, ma richiede sempre riflessione e discernimento. Partendo dal Vangelo, è importante mettere la comunione fraterna al centro di qualsiasi forma di comunicazione, mantenendo una visione educativo-pastorale salesiana e un’etica che assicuri il rispetto della persona umana e di tutta la comunità.

Terzo, al fine di avere una sana relazione con il digitale, dobbiamo mettere al centro i giovani. L’approccio del salesiano non può infatti ridursi al suggerimento banale e superficiale che invita a scaricare le App dei social sul proprio smartphone o di diventare in prima persona protagonista di Instagram o Twitch. Educare sempre per la creatività e responsabilità.

Quarto, è molto importante assumere piuttosto l’approccio dell’accompagnamento dinamico, che si traduce nel “camminare a fianco” dei giovani che vivono gran parte della loro vita con gli occhi concentrati sullo schermo dei loro telefoni cellulari. Più necessario, come direbbe Don Bosco, è sapere di essere amati!

Sappiamo che il mondo digitale è destinato a crescere, a diventare più sofisticato e più veloce, soprattutto con l'intelligenza artificiale. La tecnologia va di pari passo con il progresso dell'umanità, gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della scienza, della conoscenza, delle grandi scoperte, del suo immenso contributo all'istruzione, alla salute, alla democrazia, alla giustizia e alla pace.

Ma è responsabilità di ogni cittadino e cristiano educarsi eticamente a essere veri protagonisti nell'uso della tecnologia per il benessere e la sicurezza dei propri figli, della famiglia, della comunità e della società in generale.

InfoANS

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