Il premio gli è stato assegnato in occasione del 25° Convegno Nazionale dei Giornalisti Cristiani, tenutosi presso la Casa ispettoriale salesiana di Okla, a Nuova Delhi, sul tema “Il giornalismo oggi: il pragmatismo trionfa sui principi”. Tra gli stimati ospiti presenti c’erano anche l’Arcivescovo di Delhi, mons. Anil Joseph Thomas Couto; mons. Salvadore Lobo, vescovo di Baruipur; e una schiera di diplomatici, autorità e quasi 100 giornalisti provenienti da tutto il Paese.
Rivolgendosi al pubblico dopo aver ricevuto il premio, l’arcivescovo salesiano ha parlato dell’importanza del dissenso, della sua legittimità e della sua necessità per far emergere una saggezza condivisa. Ha anche esortato tutti quanti ad impegnarsi in un dialogo intelligente per far emergere la verità. Convinto assertore della cittadinanza attiva, promotore di pace di armonia, mons. Menamparampil è solito ripetere: “La pace arriva quando tutti riconosciamo di aver bisogno gli uni degli altri”.
Il premio a mons. Menamparampil è stato assegnato per il suo implacabile impegno per la pace e i suoi scritti coraggiosi contro i fondamentalismi che stanno guadagnando terreno a livello globale. Le sue parole incisive e stimolanti sono note per la loro lucidità, chiarezza, rilevanza e autenticità e le sue analisi delle questioni socio-culturali e politiche, in particolare quelle relative al Nord-Est dell’India, hanno portato a dibattiti e a concrete iniziative di pace, per le quali è stato nominato per il Premio Nobel per la Pace nel 2011. Il Premio “Louis Careno” è istituito dall’ICPA con il sostegno dell’Ispettoria salesiana di Mumbai in memoria di don Luis Carreño, missionario salesiano che ha lavorato in India per diversi anni e lui stesso noto scrittore.
Nel corso della cerimonia è intervenuto anche il Presidente dell’ICPA, Ignatius Gonsalves, che è intervenuto sulla precarietà che oggi sperimentano i giornalisti che intendono raccontare la verità; mentre don Suresh Mathew, Segretario dell’ICPA e capo redattore del settimanale Indian Currents, nel suo discorso ha detto che le critiche del governo dovrebbero essere un distintivo per i giornalisti.
La sessione è poi proseguita con tutti i partecipanti impegnati a recitato il Preambolo della Costituzione Indiana.
Parole molto nette sono venute poi dall’Arcivescovo di Delhi, che ha lamentato il triste destino dei media del Paese, ricordando che nel 2019 l’India è scesa al 140° posto – su 180 – nell’indice mondiale della libertà di stampa, e ha dichiarato: “La maggior parte dei canali di informazione sono diventati cheerleader del partito al potere e hanno rinunciato ad essere custodi della verità. I media devono riflettere la realtà. Come giornalisti cristiani, avete il sacro dovere di alzare la voce contro i mali della società e della Chiesa”.
Rohit Wellington Rajan, volto noto della New Delhi Television (NDTV), da parte sua ha aggiunto che tutti ora vivono con paura e risentimento. “Nelle nostre conversazioni, c’è poca accettazione del punto di vista altrui e certamente anche poche sfumature”. Quindi ha deprecato il fatto che si offrano, soprattutto in TV, molte opinioni e pochi fatti. “Ciò che manca sono i fatti. Questa è la prima sfida che dobbiamo affrontare”, ha dichiarato, biasimando poi “il crollo dell’empatia nel giornalismo” che è diventato “altamente d’élite” molto lontano dall’esperienza della gente comune. Infine ha rimarcato: “Dobbiamo dare voce alle persone senza voce e promuovere la verità e la giustizia. L’opinione è poca cosa, i fatti sono sacri. In quest’epoca di notizie false e mezze verità, i media hanno bisogno di essere portabandiera dei fatti e di rappresentare la verità”.
Oltre a mons. Menamparampil, l’ICPA ha anche premiato don Santosh Kumar Digal, per il miglior reportage sulle caste e le tribù riconosciute; e don John Deepak Sulya, che ha ricevuto il premio “Swami Devanand Chakkungal” come miglior scrittore hindi, per i suoi significativi contributi alla letteratura hindi.
Don Joaquim Fernandes, SDB