Don Bottasso è stato un grande missionario salesiano, uno dei pionieri nella difesa delle popolazioni indigene dell'Ecuador. L'Ispettoria salesiana "Sacro Cuore di Gesù" ha annunciato la sua morte intorno alla mezzanotte del 24 dicembre, attraverso i suoi social network, affermando "che la sua Pasqua di Risurrezione possa essere annuncio di fecondità di nuovi grandi missionari per la Chiesa e la Famiglia Salesiana".
Don Bottasso è nato a Peveragno (Piemonte), il 27 settembre 1936. Ha studiato dal 1947 nell'Istituto Salesiano di Valdocco, Casa madre dei Salesiani a Torino. Nel 1952 entra nel Noviziato di Monte Oliveto, a Pinerolo, per poi proseguire gli studi a Foglizzo, dove frequenta liceo e filosofia. Fa il tirocinio come insegnante a Chieri e a Cuneo, tra il 1957 e il 1959.
Chiede di partire missionario e si imbarca per l'Ecuador, quando ha meno di 25 anni. Studia teologia a Bogotá, ma il suo cuore è sempre con le missioni salesiane a Sucúa, dove viene inviato dopo l'ordinazione sacerdotale, nel 1963.
Trascorre sei decenni vivendo, conoscendo e difendendo gli indigeni Shuar, costruendo ponti tra la Chiesa e gli indigeni, e aprendo strade verso una nuova comprensione del significato della missione evangelizzatrice tra i popoli indigeni, anticipando una "Chiesa in uscita" con un "volto e un cuore indigeni".
"Juan Bottasso è stato il mio grande ispiratore nel processo di rinnovamento missionario e nello studio delle culture", ha commentato il missionario della Consolata Julio Caldeira, nuovo responsabile della comunicazione della Rete Ecclesiale Pan-Amazzonica (REPAM), che ha approfondito l'eredità culturale e apostolica di don Bottasso nello sviluppo del suo master in comunicazione. "Il suo lavoro con gli Shuar, ma soprattutto nella fondazione dell'Università Politecnica Salesiana (UPS) di Quito e nell’editrice Abya-Yala, mi ha aiutato molto a capire il nuovo modello missionario" continua Caldeira.
Come teologo e antropologo, padre Bottasso è stato un pioniere nella formazione del movimento indigeno in Amazzonia nel 1964, sostenendo "una presenza missionaria rispettosa delle culture e solidale con le rivendicazioni territoriali degli indigeni, la lingua e l'educazione interculturale", come affermano coloro che conoscevano la sua abilità e preparazione intellettuale, nella direzione della casa editrice Mundo Shuar, da lui creata nel 1975, che in seguito avrebbe dato vita a quello che oggi sono l'Abya-Yala Cultural Center, la casa editrice Abya-Yala e il Museo Abya-Yala.
Indubbiamente, il suo dinamismo illuminato nel mondo editoriale e accademico, ha aperto strade in difesa delle culture originarie del Paese.
"Il suo insegnamento, la sua dedizione e il suo lavoro per i poveri, insieme all’immenso dono della persona che è stato rimangono con noi per sempre", ha dichiarato con enorme cordoglio l'UPS di Quito, di cui don Botasso è stato vicerettore dal 1995 al 1999.