Stati Uniti – In occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, “Salesian Missions” evidenzia le iniziative volte a cambiare la vita di chi deve lasciare il proprio Paese
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24 Settembre 2023
In foto: Progetto Sunrise di Salesian Missions

(ANS – New Rochelle) – “Salesian Missions”, la Procura Missionaria salesiana di New Rochelle, negli Stati Uniti, si unisce alle organizzazioni cattoliche di tutto il mondo per onorare la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebra dal 1914 per evidenziare ed esprimere le preoccupazioni per le persone vulnerabili che hanno dovuto lasciare le loro case in cerca di sicurezza e maggiori opportunità.

Il tema scelto da Papa Francesco per la 109° Giornata del Migrante e del Rifugiato è: “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Nel suo Messaggio, infatti, il Santo Padre afferma che: “Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi, non lo è. Conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine costringono milioni di persone a partire”.

Il Messaggio di Papa Francesco prosegue poi affermando come persecuzioni, guerre, fenomeni atmosferici e miseria siano tra le cause più visibili delle migrazioni forzate contemporanee. “I migranti scappano per povertà, per paura, per disperazione – si legge nel Messaggio – Al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune”.

Lavorando in più di 130 Paesi del mondo, i missionari salesiani sono in prima linea per aiutare i migranti e i rifugiati ad ambientarsi nei loro nuovi Paesi e ad accedere alle risorse di cui hanno bisogno.

Don Timothy Ploch, Direttore ad interim di ‘Salesian Missions’ ha dichiarato: “I programmi salesiani aiutano i rifugiati e i migranti ad adattarsi al loro nuovo ambiente, attraverso programmi di formazione linguistica e di sviluppo della forza lavoro. Lavorano anche per fornire maggiori opportunità ai giovani di rimanere nel loro Paese d'origine invece di essere costretti a migrare per trovare lavoro”.

Tra questi programmi, va citato ad esempio quello condotto nella Repubblica Dominicana in favore di chi vive in condizioni di povertà e, in particolare, degli immigrati haitiani. Grazie alla collaborazione tra “Salesian Missions” e l’organizzazione umanitaria “Rise Against Hunger” sono stati forniti pasti sani e nutrienti a base di riso. La donazione ha aiutato molte famiglie haitiane che sono in attesa della documentazione necessaria per formalizzare il loro soggiorno nel Paese. Inoltre, molti immigrati rimangono nei centri di detenzione prima di essere ricondotti ad Haiti. Tuttavia, spesso nei centri non c'è abbastanza spazio per tutte le persone che vi si trovano e ricevere un pasto al giorno è importante per la loro salute e offre grande tranquillità alle autorità e alle organizzazioni che lavorano con loro.

In Egitto, invece, dal 2014 i missionari salesiani offrono corsi di formazione per aiutare i rifugiati ad acquisire le competenze necessarie per l'impiego attraverso il “Progetto Sunrise”. Ad oggi questo programma, reso possibile grazie ai finanziamenti che “Salesian Missions” ha ricevuto dal “Bureau of Population, Refugees and Migration” (PRM) del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha aiutato oltre 3.000 rifugiati dell'Africa subsahariana, yemeniti e siriani e cittadini egiziani vulnerabili.

Ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, che accoglie più di un milione di profughi dal continente, in 30 mesi il progetto pilota del “Global Solidarity Fund” ha cambiato la vita a più di 1.500 migranti “di ritorno”, rifugiati e sfollati interni. Ad occuparsi della loro formazione sono state cinque congregazioni religiose, tra cui i Salesiani di Don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice, sotto il coordinamento dall’arcidiocesi. Ad oggi oltre il 70% ha già trovato lavoro. È il caso, ad esempio di Abebech, ragazza madre etiope che da Zwai è arrivata ad Addis Abeba in cerca di lavoro e che è stata accolta col suo bambino dalle Missionarie della Carità, ma poi ha vissuto e studiato taglio e cucito nel “Mary Help College” delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) e ora lavora in una azienda di abbigliamento.

Inoltre, i missionari salesiani rimasti in Ucraina e nei Paesi limitrofi come Polonia e Slovacchia, sono ancora al lavoro per assistere coloro che sono stati colpiti dalla guerra e che sono ora sfollati. Più di 8,1 milioni di cittadini ucraini, soprattutto donne, anziani e bambini, vivono infatti come rifugiati in altri Paesi. I missionari salesiani in Slovacchia sono stati al fianco delle persone bisognose fin dalle prime ore della guerra, accogliendo gli orfani di Leopoli e aprendo le porte dei loro centri per dare rifugio al maggior numero possibile di persone. I salesiani hanno provveduto alle necessità di base, come cibo, alloggio, cure mediche e sostegno psicologico. Stanno anche garantendo l'istruzione ai giovani e corsi di lingua agli adulti, in modo che possano diventare il più possibile autosufficienti e trovare un lavoro per mantenersi.

Fonte: Salesian Missions

InfoANS

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