di Cristina Uguccioni
Il Salesiano ha vissuto in cinque missioni, in diverse regioni del Paese: ora risiede a Gambella, capitale dell’omonima regione: gli abitanti sono 350mila, di cui 25mila musulmani. “Noi Salesiani – spiega don Marcandalli – ci impegniamo sia a sostenere e incoraggiare i buoni legami tra cristiani e musulmani, sia a favorire relazioni serene tra le diverse etnie. In quest’opera la scuola svolge un ruolo insostituibile”.
A Gambella don Marcandalli è parroco della cattedrale e, insieme a due suoi confratelli, coordina l’Istituto Tecnico Don Bosco, un centro professionale frequentato da 150 giovani, e una scuola che accoglie 720 bambini e ragazzi dai 7 ai 17 anni. L’oratorio, che propone anche una seguitissima scuola calcio, nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento per oltre 1.500 giovani.
“Tanto i ragazzi, quanto gli insegnanti delle scuole sono cristiani e musulmani e i rapporti tra loro sono ottimi”, sottolinea il religioso; che poi aggiunge: “Il sistema educativo salesiano promuove l’integrazione, il rispetto e l’accettazione della diversità e ciò contribuisce a edificare quella convivenza pacifica tra etnie diverse che costituisce una priorità in Etiopia. Studiando, giocando, facendo sport insieme i ragazzi imparano a volersi bene, a rispettarsi scoprendo che la diversa appartenenza etnica costituisce una ricchezza. L’intera Chiesa cattolica etiope è impegnata in questo sforzo educativo: sono stati varati anche programmi specifici, ad esempio quello denominato ‘Justice and Peace’ che intende promuovere giustizia e pace tra i giovani”.
I Salesiani sono impegnati anche nella campagna contro il traffico di esseri umani: “Noi ci adoperiamo per fermare l’immigrazione illegale spiegando ai ragazzi i pericoli cui si esporranno durante il viaggio e le difficoltà che incontreranno una volta giunti in Europa. E cerchiamo, attraverso la scuola, di offrire una formazione di qualità che consenta loro di trovare lavoro qui”.
Al tempo stesso, i Figli spirituali di Don Bosco, attraverso il loro servizio in quattro campi profughi, danno assistenza spirituale e assicurano la formazione a tanta povera gente, soprattutto persone in fuga dalla guerra, dalla fame e dalla povertà del Sudan del Sud.
Per quanto riguarda i rapporti tra cristiani e musulmani in Etiopia, anche se in alcune zone “la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani è un traguardo non ancora pienamente raggiunto”, come spiega, in molte altre procede serenamente. “Ad esempio – prosegue don Marcandalli – anni fa fummo chiamati da una piccola comunità cattolica ad aprire una missione in una zona a maggioranza musulmana e furono proprio le autorità musulmane, conosciute le nostre esigenze, a offrirci il terreno sul quale edificare la cappella e le nostre strutture. Rimasi molto colpito dalla loro disponibilità”.
Tra i tanti amici musulmani del Salesiano c’è anche Nuriye Yesufed: 30 anni, sposato e padre di un bambino, lavora come segretario all’Istituto Tecnico “Don Bosco” dopo avervi insegnato informatica. Lì, dice, si è sempre trovato bene e sin da quando giunse come allievo, è stato accolto “come uno di famiglia”. “Non ho mai patito alcuna discriminazione, nessun musulmano qui ne ha subite – riporta Nuriye –. Mi piace molto lavorare con i salesiani perché ne condivido la missione: l’educazione integrale dei giovani, una educazione che offre loro gli strumenti indispensabili per costruire una vita buona”.
Fonte: Vatican Insider