Italia – Per una bioetica dialogica. A colloquio con don Giovanni Russo, SDB

(ANS – Messina) – Quando si parla di bioetica, don Giovanni Russo, SDB, è uno dei riferimenti più autorevoli. Il religioso salesiano, ordinario della disciplina, Direttore dell’Istituto teologico San Tommaso d’Aquino e della Scuola Superiore di Bioetica e Sessuologia di Messina, divenuta un punto di riferimento culturale a livello europeo, grazie ai suoi studi negli Stati Uniti e all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha il merito di aver introdotto un nuovo modello di bioetica, che avanza e suscita interesse in tutto il mondo. Pochi giorni fa ha presentato la sua ultima fatica editoriale, il nuovo manuale “Bioetica in Dialogo, Fondamenti e testi”, che lui stesso definisce “un frutto maturo del suo impegno ultratrentennale”. E oggi ce lo presenta.

Don Gianni, cosa rappresenta per lo studioso e per il sacerdote questa pubblicazione?

Svolgo un servizio a favore della comunità accademica del S. Tommaso, i miei studenti avevano necessità di un manuale completo (non è il mio primo) che li aiutasse a cogliere le principali dimensioni di tutta la bioetica: medica, ambientale, animale, sociale; soprattutto di confrontarsi con la pluralità delle impostazioni, sia tradizionali che liberali, conoscere i documenti pubblici e internazionali più importanti, l’insegnamento ufficiale del Magistero cattolico, le ragioni di un approccio dialogico. Ciò che più conta per me è “ascoltare” le persone con le loro diversità, cercando di individuare riscontri sinfonici e convergenti, dando risposte di speranza e futuro in ambiti quali salute, ecologia, relazioni d’amore, rispetto e affetti per gli animali e aiutando a individuare quella luce che, facendo anche riferimento alla fede, apra nuovi orizzonti.

Quali sono le novità di questa pubblicazione?

Anzitutto nei contenuti, perché l’ambito della bioetica si evolve molto velocemente negli argomenti e nelle risposte normative etiche e legali. Nel settore medico: genomica, nuove frontiere dell’ingegneria genetica, organoidi del cervello, neurobioetica, intelligenza artificiale, invecchiamento, trattamenti chirurgici delle disforie di genere, criteri di ammissione alle competizioni sportive di trans sottoposte a ormoni maschili; e ancora gli alimenti geneticamente modificati, la chirurgia estetica, la ludopatia, l’ecologia e le importanti trasformazioni ambientali in atto, agli animali e ai lori diritti in vari ambiti. Il manuale è nuovo però anche per il medodo: ogni argomento ha passi antologici che consentono di conoscere adeguatamente le diverse opinioni e il diretto rinvio ai repertori bibliografici specifici.

La bioetica è una disciplina poliedrica, che si apre a infinite forme di dialogo. La Chiesa universale quale di queste forme predilige?

Il dialogo in bioetica da prediligere non è meramente d’idee, dottrinale, ma tra persone, una relazione cordiale, aperta, sincera, rispettosa del cammino degli altri. Un dialogo senza pregiudizi, senza condanne, che guarda al messaggio perenne di Cristo sull’uomo e sull’ambiente, un messaggio che invita tutti - a prescindere da visioni ideologiche - a non alzare steccati.

Quali sono i “vantaggi” formativi derivanti dallo studio di questa disciplina?

Lo studio della bioetica consente di avere uno sguardo aperto sulla dignità e sul valore della vita, nostra, degli ecosistemi, degli animali, sulla salute umana, sul benessere e sulla promozione della qualità della vita, sul futuro dell’umanità. Apre anche a mettersi dalla prospettiva dell’altro, alla tolleranza positiva che è rispetto della diversità. Studiare bioetica è cogliere ciò che è dato dalla natura e ciò che può cambiare, ciò che è conforme alla dignità umana e ciò che è comune a ogni essere vivente, perché ogni vita (non solo umana) ha uno statuto etico che va rispettato.

Rachele Gerace

InfoANS

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