La festa era iniziata già nel pomeriggio di giovedì 30 con il concerto delle 12 campane (di cui 4 nuove), che hanno suonato insieme per la prima volta, a cura dell’“Associazione Campane TO”. Dopo questo momento artistico-musicale, è stato dato ampio spazio alla devozione e alle celebrazioni liturgiche, con il Rosario animato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, la Messa Vespertina, presieduta da Mons. Alessandro Giraudo, Vescovo Ausiliare di Torino, e i Primi Vespri della festa, presieduti da don Martoglio.
La giornata precedente alla festa si è chiusa con la Veglia di Preghiera a Don Bosco animata dai novizi che ha avuto come tema “L’Oratorio di Don Bosco: Laboratorio di Speranza”. Diviso in due parti, questo momento di spiritualità ce ha voluto rendere omaggio alla capacità del Padre e Maestro della Gioventù di contagiare, attraverso il suo esempio, i suoi ragazzi alla vita di preghiera e alla tenacia nelle prove: prima di lasciare spazio all’adorazione eucaristica e al tempo per le confessioni, infatti, i novizi hanno rappresentato un particolare episodio della biografia del santo, quello avvenuto nel luglio del 1846, quando Don Bosco si ammalò gravemente e stava per morire, ma tutti i suoi ragazzi dell’Oratorio pregarono e s’impegnarono con sacrifici e offerte per ottenerne la guarigione.
La giornata di venerdì 31 gennaio è stata scandita da numerose celebrazioni eucaristiche (quattro al mattino, due al pomeriggio e una in serata), così come da altri momenti significativi, quali la benedizione dei ragazzi e delle ragazze presso l’urna di Don Bosco, un tempo di adorazione eucaristica, i Secondi Vespri in Basilica e la distribuzione di circa 7.000 immaginette di Don Bosco ai fedeli che hanno affollato l’opera.
Seguendo uno schema consolidato, le celebrazioni hanno coinvolto diverse realtà torinesi attive sul territorio, in particolare con i giovani: la prima Messa del mattino è stata presieduta dal Superiore Generale dell’Opera del Cottolengo, Padre Carmine Arice; la seconda, rivolta ai religiosi, da Padre Fabio Malesa, missionario della Consolata, che ha offerto anche una riflessione tra il Fondatore della Consolata, il Beato e presto santo Giuseppe Allamano, e Don Bosco; la terza è stata officiata per i ragazzi delle scuole salesiane di Valdocco, ed è stata presieduta dal Delegato di Pastorale Giovanile della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), don Alberto Goia – al termine di questa celebrazione, in omaggio a Don Bosco, nel cortile di Valdocco sono stati distribuiti oltre 1.200 panini ai giovani; quindi, sul finire della mattinata, l’Ispettore di ICP, don Leonardo Mancini ha presieduto la Messa per i salesiani.
“Dopo la Messa delle 17 presieduta dal Vescovo Emerito di Biella, Mons. Gabriele Mana, la giornata ha trovato il suo culmine nella grande e solenne concelebrazione delle 18:30, rivolta specialmente ai giovani del Movimento Giovanile Salesiano di tutto il mondo, presieduta dal Vicario del Rettor Maggiore” ha riportato da parte sua don Michele Viviano, Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino.
“Se siamo qui è perché Don Bosco ci ha portato qui” ha esordito don Martoglio nell’omelia, sottolineando il valore speciale di celebrare nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino. Egli ha poi illustrato alcune caratteristiche della spiritualità di Don Bosco: in primo luogo la grande fiducia nella Provvidenza: “Tutta la vita Don Bosco ha creduto in Dio suo Pastore… Don Bosco è vissuto di questo, la Madonna glielo ha insegnato”.
Altro tratto sottolineato è stato “l’umanità di Don Bosco, che era espressione della sua fede (…) E la maggiore espressione della sua umanità era il suo essere un uomo di speranza, un uomo che ha saputo trasmettere e dare gambe alla speranza”.
Infine, il Vicario del Rettor Maggiore, ha sottolineato quanto Don Bosco credesse nel fatto che i più grandi nel Regno dei Cieli siano i più piccoli. Ecco il perché di tutto il suo impegno nell’educazione. “Il suo era un cuore innamorato di Dio che si è speso per tutti, soprattutto per i giovani, per i poveri, gli emarginati… perché tutti avessero un’esperienza di Dio, per portarli in Paradiso”.
Don Martoglio ha quindi concluso invitando ad assumere questi tratti di Don Bosco e a farli propri nella vita quotidiana di ciascuno.
La giornata ha poi previsto un’ultima celebrazione, presieduta da don Andrea Bisacchi, per i volontari del Servizio Missionario Giovani (SERMIG), alla presenza dello stesso fondatore, Ernesto Olivero; e la festa di Don Bosco ha avuto un ulteriore appendice sabato 1° febbraio, con il concerto in basilica dei giovani della corale di 60 giovani del Liceo Musicale “Cavour” di Torino.
“Per tutta la giornata del 31, così come nelle celebrazioni dei giorni precedenti e anche del sabato successivo, abbiamo visto una grande partecipazione di persone e un vivace entusiasmo, e si è percepito chiaramente ancora una volta quanto la gente voglia ancora bene a Don Bosco” ha concluso, infine, don Viviano.
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