ONU – Rappresentare Don Bosco alle Nazioni Unite: la missione di don Pallithanam

(ANS – New York) – Don Thomas Pallithanam, originario dell’Ispettoria di India-Hyderabad (INH), è il secondo rappresentante della Congregazione Salesiana alle Nazioni Unite – nello specifico, presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). Ha assunto quest’incarico nel 2017, succedendo a don Thomas Brennan, che lo aveva portato avanti sin dalle sue origini, nel 2003. Attraverso l’ufficio di “Salesian Missions” – la Procura Missionaria salesiana di New Rochelle, negli Stati Uniti – i Salesiani hanno così uno speciale status consultivo presso l’ECOSOC, e anche lì possono lavorare in favore dei più poveri tra i poveri.

Cosa ti rende felice nel tuo lavoro da salesiano presso l’ONU a New York?

La responsabilità e il privilegio di evidenziare le nostre buone pratiche in un forum internazionale così importante. La nostra presenza, estesa in circa 135 Paesi, ci dà l’onere e il privilegio di essere una voce efficace dei “poveri e degli abbandonati”, in particolare dei giovani. Negli ultimi tre anni ho potuto dare maggiore visibilità al lavoro che la Congregazione Salesiana sta facendo in tutto il mondo. Ho anche la soddisfazione di sapere che la presenza salesiana all’ONU è ora più conosciuta e coordinata. Sempre più salesiani e membri della Famiglia Salesiana sono stati coinvolti nel nostro lavoro all’ONU dal 2017.

Cosa ha imparato in questi primi anni di attività in questo speciale ministero?

Ascoltando tanti dibattiti all’ONU e partecipando alle discussioni e agli eventi a latere che evidenziano le buone pratiche di tante organizzazioni, mi sono reso conto che come Congregazione noi facciamo molto di più. La portata del nostro lavoro e del nostro impegno supera di gran lunga qualsiasi buona pratica simile che viene messa in mostra qui. Dobbiamo evidenziare di più il servizio dedicato che rendiamo ai giovani e ai bisognosi.

Mi rendo anche conto che, mentre siamo molto bravi nell’offrire servizi, non ci impegniamo sufficientemente nelle azioni di advocacy in favore di coloro che accompagniamo. Sebbene offrire i nostri servizi sia importante, e ci dia anche un’autorità morale per parlare a nome dei giovani e dei poveri, dobbiamo renderci conto che adoperarci perché vengano adottate politiche che beneficeranno i bisognosi è una responsabilità a cui non dovremmo sottrarci. Questa è un’area in cui dobbiamo seriamente affinare le nostre capacità. Mi rendo anche conto che i nostri giovani sono per lo più i beneficiari del nostro impegno, ma probabilmente non li abbiamo sfidati abbastanza a diventare agenti del cambiamento. Dico questo perché lo spazio delle Nazioni Unite pullula di giovani che stanno apportando cambiamenti significativi nella vita delle persone per cui si battono. Nei suoi processi decisionali l’ONU sta valorizzando la partecipazione dei giovani.

In che modo un qualsiasi salesiano nel mondo può beneficiare della presenza salesiana all’ONU?

Forse la domanda andrebbe rigirata: in che modo un qualsiasi salesiano nel mondo può lui stesso beneficare l’ufficio salesiano all’ONU? Per me è questa la sfida. Quanto più i salesiani e i membri della Famiglia Salesiana diventano efficaci agenti di advocacy e di cambiamento nei Paesi in cui vivono e lavorano, tanto più la nostra presenza all’ONU diventa significativa ed efficace. Altrimenti, diventa solo un insieme di dibattiti e di riflessioni di alto livello, ma senza alcun impatto significativo per le persone.

Detto questo, rispondendo alla domanda, posso dire che l’ufficio salesiano all’ONU:

-        può condividere le diverse politiche prodotte dall’ONU e queste possono essere usate dai nostri salesiani per spingere i loro governi ad attuare tali politiche a favore dei bisognosi;

-        può mettere in evidenza il lavoro che i Salesiani fanno attraverso i vari eventi a latere degli incontri delle commissioni ONU;

-        aiuta i salesiani ad apprendere come fare il lavoro di advocacy nei loro Paesi a favore dei giovani e dei bisognosi;

-        può mettere in contatto i salesiani con le maggiori reti della società civile attive per generare cambiamenti delle politiche nei loro rispettivi Paesi;

-        facilita la partecipazione di salesiani e giovani alle Conferenze delle Nazioni Unite;

-        è stato incaricato di creare una cultura di advocacy nella congregazione;

-        ma non è in grado di favorire alcuna raccolta fondi a sostegno delle iniziative salesiane: all’ufficio è stato specificamente detto di non concentrarsi su tale sforzo.

Infine, posso dire che provo grande gioia e soddisfazione nel sentire l’incoraggiamento e il sostegno del Consiglio Generale della Congregazione, specialmente attraverso i Consiglieri per la Pastorale Giovanile, le Missioni e l’Economo Generale.

Fonte: AustraLasia

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