Il Papa ha detto che c’è un atteggiamento che non è cristiano: la rassegnazione. Si tratta di una tentazione “che ci paralizza e ci impedisce non solo di camminare, ma anche di fare strada, non solo di annunciare, ma anche di lodare, non solo di progettare, ma anche di rischiare e cambiare”.
Successivamente ha visitato la Cattedrale Metropolitana e ha parlato con un gruppo di bambini, molti dei quali iscritti a catechismo nelle parrocchie dell’arcidiocesi di Morelia.
Il terzo incontro della giornata di martedì 16 febbraio il Papa lo ha avuto con circa 50mila giovani. Dopo aver ascoltato le testimonianze di 4 ragazzi, il Santo padre ha più volte messo da parte il testo già preparato per esprimere dei pensieri ritenuti più appropriati al momento. Ai giovani messicani ha detto “siete voi la ricchezza di questa terra”. “È difficile sentirsi la ricchezza di una nazione quando non ci sono opportunità di lavoro dignitoso, di studio e di formazione, quando non vengono riconosciuti i diritti e si finisce arrivando a situazioni estreme. È difficile sentirsi la ricchezza di un luogo quando i giovani sono utilizzati per fini meschini, seducendoli con promesse che alla fine non sono tali”.
“Mi è stato chiesto di dire una parola di speranza, quella che ho da dirvi si chiama Gesù Cristo” ha poi detto il Papa. “Quando sembra che il mondo ci stia crollando addosso, abbracciate la croce, abbracciate Lui”. “Gesù non c’inviterà mai ad essere sicari, ma ad essere discepoli”.
In chiusura dell’incontro ha parlato mons. Héctor Luis Morales Sánchez, vescovo salesiano di Nezahualcoyotl, che ha chiesto al Papa di benedire la Croce missionaria che percorrerà in tutto il Messico e ha invitato tutti i giovani ad essere “pellegrini per la strada delle fede”.