RMG – La bella intuizione di Don Bosco: i Salesiani Coadiutori
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25 Luglio 2023

(ANS – Roma) - Dopo un inizio semplice, l’impegno di Don Bosco con i giovani e i ragazzi dell’Oratorio di Valdocco si fece sempre più complesso, con l’aggiunta di laboratori di stampa, di calzoleria e di lavorazione dei metalli. Così, gradualmente, Don Bosco riunì i suoi aiutanti in un’Associazione che chiamò “Unione” o “Congregazione” di San Francesco di Sales. I volontari che insegnavano i vari mestieri assistevano alle funzioni della chiesa e gestivano le attività all’aperto, vivevano a casa con le loro famiglie, pur continuando a impegnarsi nel lavoro degli oratori. Questi erano quelli che lui chiamava i salesiani “esterni” e comprendevano alcuni zelanti sacerdoti, laici devoti, nobili e donne, alcune madri, tra cui Mamma Margherita, benefattori e promotori.

Ad altri volontari, che sentivano di avere una vocazione, Don Bosco rivolse l’invito a “stare con lui” e a vivere insieme nella casa che avevano sempre considerato il fulcro della loro associazione religiosa. Seguendo il suggerimento di Papa Pio IX, Don Bosco chiamò questa seconda organizzazione religiosa caritativa “Pia Società di San Francesco di Sales”. La prima riunione ufficiale si tenne nelle camere di Don Bosco il 18 dicembre 1859 ed era composta da sacerdoti e chierici.

Nel 1860 i primi laici ammessi come “coadiutori” furono Giuseppe Rossi e Giuseppe Gaia (cuoco dell’Oratorio per diversi anni). Poi ci fu Federico Oreglia, un membro dell’aristocrazia torinese che divenne salesiano e rese un grande servizio all’Oratorio, per poi andarsene e finire i suoi giorni come gesuita. Tra i laici che si recarono in Argentina con Giovanni Cagliero, nel 1875, c’erano Vincenzo Gioia, Bartolomeo Scavini (maestro falegname), Stefano Belmonte (musicista e addetto all’economia domestica) e Bartolomeo Molinari (maestro di musica), considerati “veri operai evangelici”.

I coadiutori si impegnarono a fondo nel lavoro di Don Bosco a favore di coloro che frequentavano l’Oratorio. Come cuochi, portinai, tipografi, calzolai, fabbri, amministratori, insegnanti, maestri di sport, assistenti alle funzioni religiose, alle lezioni e ai giochi, fecero propria la missione dell’Oratorio.

Questa figura di coadiutore salesiano ha affrontato tensioni nei suoi primi anni di vita, ma Don Bosco insistette sempre sull’uguaglianza fraterna. Per lui c’era spazio per ogni tipo di ministero. Tutti erano apostoli, tutti erano educatori, tutti avevano pari dignità come esseri umani, cristiani, religiosi, salesiani.

Il passare del tempo ha portato alcuni cambiamenti. Un passo importante, dopo il Concilio Vaticano II, è stata l’apertura, da parte del XX Capitolo Generale, della possibilità per i coadiutori di diventare membri dei Consigli a tutti i livelli della Società (locale, ispettoriale, globale).

Il salesiano coadiutore, alla pari dei sacerdoti e dei chierici, osserva le stesse regole, partecipa alle stesse pratiche, ha diritto alle stesse festività e dopo la sua morte beneficia degli stessi suffragi. La sua presenza tra i ragazzi di una casa non è mai solo amministrativa. È un apostolo e un educatore, un religioso nel senso pieno della parola, capace di svolgere, nel variegato programma dell’apostolato salesiano, tutti quei compiti che non richiedono funzioni sacerdotali.

La differenza consiste nel fatto che il suo lavoro si svolge soprattutto in attività di natura secolare. Il salesiano coadiutore può sviluppare la sua vocazione come educatore, medico, professore, perito agrario, direttore di progetti di sviluppo, amministratore, contabile, catechista, guida scout, pubblicista, bibliotecario, architetto, tecnico informatico, allenatore sportivo, musicista, solo per citare alcune possibilità.

Attualmente, ci sono 2.000 salesiani coadiutori nel mondo.

Fonte: Salesiani d’Irlanda

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