Attualmente, nei distretti di Chu Prong e Duc Co i salesiani sono presenti in due comunità e in altre due presenze e svolgono il loro servizio in sei parrocchie, 26 cappelle pubbliche e 15 oratori. Nel loro apostolato vanno considerati pure tre centri di doposcuola per gli alunni delle elementari.
Durante l’incontro il Consigliere Generale per le Missioni ha tracciato le linee guida del lavoro missionario salesiano tra le popolazioni indigene: l’opzione fondamentale salesiana, ha insistito, è quella di favorire la loro evangelizzazione integrale. Allo stesso modo, è necessario costruire la comunità cattolica locale formando i leader laici e le comunità ecclesiali di base. Questa è una priorità assoluta rispetto alla costruzione degli edifici. Se dovessero essere necessari degli edifici, questi dovrebbero essere semplici e funzionali, evitando in ogni modo le mega-strutture. È anche importante lavorare per la promozione delle donne, perché la loro influenza sulla formazione dei loro figli e della loro famiglia è particolarmente importante.
Il Consigliere Generale ha anche ribadito che i missionari dovrebbero prestare maggiore attenzione allo studio serio della lingua indigena e delle pratiche culturali e dei J’Rai, sebbene la maggior parte della popolazione sia in grado di conversare in vietnamita. “I J’Rai hanno bisogno di imparare il vietnamita per trovare lavoro e vivere nella società. Tuttavia, voi missionari dovete imparare bene la lingua e la cultura indigena per poter predicare il Vangelo in modo che tocchi le menti e i cuori del popolo J’Rai”, ha sottolineato don Maravilla.
Egli ha anche ribadito che è compito dei missionari salesiani promuovere l’apprezzamento della propria lingua e cultura da parte degli indigeni, nonché preservarla attraverso la documentazione delle pratiche culturali, possibilmente attraverso un museo della cultura e delle arti indigene. Ciò implica anche l’inculturazione liturgica promuovendo icone religiose indigene, paramenti e rituali inculturati.
Il Consigliere Generale per le Missioni ha quindi richiesto alle comunità di dare priorità all’apprendimento della lingua indigena, inviando i confratelli più giovani uno dopo l’altro a studiare a tempo pieno la lingua e la cultura J’Rai per un periodo di almeno tre mesi. Allo stesso modo, è stato chiesto a ogni comunità di assegnare un rappresentante nella commissione per riflettere sulle pratiche culturali del popolo J’Rai, descriverle e valutare i “semi del Vangelo” in esse presenti, per poi fare una riflessione pastorale salesiana sulle pratiche culturali indigene del popolo J’Rai.