Francesco Scaloni (1861-1926). Son rôle fondateur en plusieurs pays et sa pensée pédagogique et sociale
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06 Giugno 2023

Lo studioso salesiano Marcel Verhulst ha recentemente pubblicato un libro dedicato a don Francesco Scaloni nella collana “Studi” dell’Istituto Storico Salesiano di Roma, edito dalla casa editrice LAS (Libreria Ateneo Salesiano). Il volume, frutto di ricerche archivistiche molto ampie, è ottimamente aggiornato dal punto di vista storiografico e conta 545 pagine. Il protagonista, vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, ha realmente influito sulla storia dell’allora giovane Congregazione salesiana, al tempo dei Rettori Maggiori Don Rua, Don Albera e Don Rinaldi, quando i salesiani stavano impiantandosi in vari Paesi dell’Europa (Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Inghilterra e Irlanda), nell’Africa del Sud e nel Congo.

Nella prima parte lo studioso descrive come il carisma di Don Bosco sia arrivato in Belgio su domanda insistente del vescovo di Liegi, Mons. Doutreloux. Questi ottenne l’accordo esplicito di Don Bosco solo nel dicembre 1887. Fu una delle sue ultime fondazioni. Don Rua fece tutto il necessario per realizzare la promessa formale di aprire un primo istituto salesiano a Liegi, la città in cui incominciò il grande sviluppo industriale del Belgio e che era sede della diocesi.

Nella seconda parte, l’autore racconta come nel 1891 Don Rua incaricasse improvvisamente don Scaloni, giovane prete trentenne, chiedendogli di cominciare a gestire una piccola comunità come prima opera nascente. Ma dapprima il Verhulst parla della vita di Scaloni, precedente alla missione in Liegi. Il quattordicenne Francesco Scaloni incontrò Don Bosco per la prima volta nel 1875. Nel 1876 fece l’apprendistato a Valdocco, poi seguì dei corsi per l’apprendimento del Latino. Nel 1882 emise la professione salesiana e Don Bosco lo mandò subito in Francia dove studiò e lavorò per otto anni, prima a Nizza, poi a Marsiglia, dove nel 1887 fu ordinato sacerdote. Successivamente fu inviato a Parigi dove, pur avendo varie occupazioni con i giovani, completava i suoi studi della teologia al celebre “Instititut Catholique”.

La fondazione della prima casa salesiana a Liegi, sempre in stretta collaborazione con il vescovo Mons. Doutreloux, fu seguita da altre nello stesso Paese. Dopo essere stato Direttore della prima casa, divenne, nel 1902, anche il primo ispettore delle case del Belgio; a queste furono annesse in seguito alcune di altri Paesi.

Fece un grande sforzo per attirare vocazioni autoctone e per formarle in due case di formazione: à Hechtel (noviziato e studentato filosofico, nel 1896), poi Groot-Bijgaarden (casa di teologia, nel 1904).

Lanciò il suo progetto missionario per il Congo (all’epoca coloniale si chiamava Congo Belga, oggi Repubblica Democratica del Congo), dove furono aperte tre case. Nel 1909 fu nominato Superiore dell’Ispettoria inglese, cercando di consolidare e di stendere l’azione salesiana in altre regioni dell’Inghilterra e della vicina Irlanda. In quel tempo incominciò il progetto di rinforzare la presenza salesiana nell’Africa del Sud. Morì improvvisamente, compiendo la visita canonica straordinaria nel Congo, nel 1926, a causa di una malattia tropicale. La sua scomparsa fu avvertita come una grande perdita, non solo in tutti i Paesi in cui lavorò, ma anche in altre parti del mondo.

Infine, nella terza parte, l’autore espone le idee di Scaloni, che furono assai originali, sia nel campo pedagogico, sia in quello sociale. Egli pubblicò molti scritti su questi argomenti. È da rilevare il suo impegno per “inculturare” il carisma di Don Bosco nei posti in cui operavano i salesiani, tenendo conto delle nuove correnti scientifiche e culturali. Come Superiore coltivò una “saggezza pratica” nell’animare, nel governare e nell’amministrare le due ispettorie, anche se non sempre la sua azione incontrò successo; tuttavia cercò di affrontare positivamente varie delusioni e contrarietà. Il suo stile di vivere da salesiano può essere d’ispirazione per oggi.

Editrice LAS, 545 pagine

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