Zambia – Il mio tempo, i miei posti, la mia Africa

14 Aprile 2016

(ANS – Lusaka) – “Città della Speranza”. Così le Figlie di Maria Ausiliatrice chiamano un orfanotrofio per 57 ragazze. Io ero lì per insegnare ai bambini. Gli inizi sono stati difficili; quando sono andata da Anastasia, mi ha urlato: “Non mi toccare! Non ho bisogno di nessuno!”. L’ho guardata con sospetto. Non potevo credere che una creatura così bella fosse al tempo stesso così inaccessibile.

di Wioletta Ciseł

Un anno in Africa è tanto? Prima di partire per lo Zambia me lo chiedevo spesso. Ora sono contenta che Dio mi abbia portato in Zambia per un anno. Mi ha dato il tempo e la pazienza per arrivare a ciascuna delle ragazze. Soprattutto per capire: perché soffrono?

Prima di iniziare il mio volontario ho parlato molto con Dio. Ho combattuto con lui: pensavo che non fosse per me, che non avrei resistito. Oggi so che mi ha mandato in Zambia perché cambiassi il mio cuore e il modo di pensare. Ho dovuto viaggiare fino all’altro capo del mondo per apprezzare i miei genitori, quanto mi hanno dato nella vita e come mi hanno educata. E soprattutto ho apprezzato il dono dell’Eucaristia. Ho visto le popolazioni delle foreste aspettare per mesi di ricevere l’Eucaristia. La messa alle 6:00 del mattino è divenuta un fondamento della mia missione in Africa.

Mi ricordo di Nellie. Raccontava senza pausa storie di draghi e principesse. È un mistero come facesse a conoscerle, perché a quanto ne so nessuno gli leggeva le storie della buona notte e abitava nella “Città della Speranza” da pochi anni. Mi ricordo di Cecilia, che arrivava tardi a lezione, così una volta le dissi di restare per recuperare e lei si offese e non mi parlò per giorni. Dopo una settimana, mentre pregavamo il rosario, venne a sedersi accanto a me, mi prese la mano e disse: “mi sei mancata”. Da quella volta è arrivata sempre puntuale.

Spesso non avevo dita sufficienti nelle mani per darle a ciascuna ragazza che voleva tenermele. Per farle sentire amate, non tanto da me, ma da Dio.

Ho vissuto un anno meraviglioso, un anno di vita in comune con persone eccezionali e con Dio, ancora più eccezionale. La missione mi ha insegnato a ringraziare Dio per il tempo, il posto e i bambini ai quali mi ha mandato.

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