La situazione attuale del Paese è tragica: il rapporto di Amnesty International nell’anno 2017-2018 indica almeno 2,4 milioni di persone dipendenti dagli aiuti umanitari e 1,4 milioni in condizioni d’insicurezza alimentare; il controllo governativo è praticamente limitato alla sola capitale, Bangui; e ovunque sono presenti miliziani di ogni sorta che combattono per il controllo territoriale e che prendono di mira civili e operatori umanitari.
Il Paese è ormai ridotto al ruolo di “ventre molle” della regione e il rischio è che presto ne diventi “la sua pattumiera”, come ha recentemente denunciato il cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui.
In questo contesto c’è ancora chi vuole lavorare per il futuro, puntando sui giovani e sull’educazione. Sono gli scuot e i salesiani.
Da oltre 100 anni, attraverso incontri internazionali come i cosiddetti “Jamboree” e le attività organizzate localmente ogni settimana, lo scoutismo cerca di essere un veicolo di pace duratura in tutto il mondo. Attraverso la sua pedagogia e la pratica della pacifica convivenza contribuisce ad educare bambini e giovani fautori di una società più fraterno e meno violenta. Ma lo scoutismo è una pedagogia viva e peculiare, che può essere offerto solo se i suoi responsabili sono adeguatamente formati. Avere un centro di formazione nazionale è quindi un elemento chiave per lo sviluppo dello scoutismo e dei suoi valori in un dato Paese.
Per questo la Fondazione Don Bosco di Francia ha deciso di fornire sostegno umano, logistico, tecnico e finanziario agli scout di Bangui. La Fondazione si è impegnata a sostenere il progetto di riabilitazione del centro nazionale di formazione per lo scoutismo centrafricano, attraverso la raccolta di fondi per la ricostruzione delle sale di formazione e delle aree di attività polivalenti di quel centro.
Inoltre, alla ricostruzione del centro è associata anche l’erezione di un punto d’accesso idrico per i villaggi alla periferia del centro – un’altra necessità fondamentale per la popolazione locale.
Il primo impatto del progetto si avrà sui giovani di Bangui e delle vicinanze; ma “entro il 2020-22, grazie alla riabilitazione di questo centro di accoglienza, ci aspettiamo di avere un raggio d’azione più ampio e una maggiore diffusione in altre città” hanno spiegato i responsabili della Fondazione.
Oggi ci sono 15.000 giovani pronti a partecipare alle attività scout e a diventare così messaggeri di pace nella Repubblica Centrafricana.
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito: https://www.fondationdonbosco.org/