Il Direttore dell’Istituto Nazionale di Scienze Forensi del Guatemala ha illustrato l’ultimo bilancio della catastrofe: oltre 200 persone disperse e quasi 3.000 tra feriti e sfollati. Dopo l’eruzione, le città sono state inghiottite da una cenere densa e pesante.
Secondo la CNN, “gas caldi, rocce e ceneri hanno ucciso dozzine di persone, cancellato i villaggi sulle colline, bloccato le strade e depositato sul terreno sostanze tossiche”.
Si prevede che 1,7 milioni di persone siano state colpite e che 3.265 abbiano perso la casa. I rifugi ospitano circa 1.687 persone. Nei centri di accoglienza è ancora alta l’attenzione e ad oggi sono 17 i centri che funzionano come rifugi per 3.571 persone: 12 a Escuintla (2798 persone); quattro nel Dipartimento di Sacatepéquez (754 persone) e uno in quello di Suchitepéquez (19 persone).
Mons. Víctor Hugo Palma, vescovo di Escuintla, si è mostrato disponibile a fornire sostegno spirituale e aiuto, e ha organizzato le parrocchie come luoghi per la raccolta di cibo e aiuti.
“I Salesiani vivono tra la gente nelle comunità e nei villaggi, così sono sempre pronti a rispondere in caso d’emergenza o di crisi – ha affermato don Mark Hyde, responsabile della Procura Missionaria Salesiana di New Rochelle, Stati Uniti –. Dopo un disastro, continueranno a ricostruire le comunità, aiutando le persone a riedificare le loro strutture fisiche e la loro vita attraverso l’educazione e la formazione”.
I Salesiani lavorano in Guatemala con la gioventù povera e le loro famiglie, i ragazzi di strada e quelli delle comunità indigene e povere, attraverso centri giovanili, orfanotrofi, parrocchie e scuole, istituti tecnici e due università.