Dopo la Messa presieduta da don Rodas presso la casa delle suore di Sen Monorom, la delegazione è partita in direzione nord, attraversando gli splendidi panorami collinari del Mondulkiri. Queste affascinanti zone naturalistiche sono state purtroppo colpite da incendi e fenomeni di deforestazione. “La nostra speranza è che l’umanità possa arrivare alla piena consapevolezza che la distruzione della Madre Terra per il guadagno e per le ambizioni, significa anche distruggere la stessa umanità – hanno commentato i protagonisti di questo viaggio – Come dice Papa Francesco nella Laudato Si’, ‘i poveri soffrono di più quando la Terra viene maltrattata’”.
Il giorno successivo, l’8 gennaio, don Rodas e la sua compagine sono giunti nel distretto di Bokeo, dove hanno incontrato don Ivan Campana, sacerdote ecuadoriano appartenente anch’egli all’Associazione “Yarumal” e parroco dell’estesa parrocchia di Ratanakiri. Nel suo lavoro, don Campana è affiancato dal sacerdote coreano don Kim Joon, della Società Missionaria Coreana (KMS), e da due suore cambogiane: suor Tharin e suor Lai, delle Suore della Santa Croce. In questo distretto, i sacerdoti hanno creato un asilo al servizio delle famiglie di etnia Jarai.
Molti giovani Jarai di Ratanakiri e di altri gruppi indigeni come Tampuong, Kreng e altri, sono entrati poi a far parte della Scuola Tecnica “Don Bosco Kep” a partire dal 2011. Tra loro c’è anche Rochom Lvan, studente di Comunicazione Mediatica, che ha accompagnato don Rodas in questa esperienza, aiutando con le riprese video. Rochom, infatti, si è unito al programma salesiano “Fratello Sole” quando era piccolo e ora sta per conseguire il diploma.
Il gruppo si è poi spostato nel villaggio di Som Kaninh, dove ha incontrato la famiglia di un altro giovane che sta compiendo il viaggio, Sev Dom, studente di informatica. Questo incontro ha offerto l’occasione di trascorrere la serata in una tradizionale casa Jarai, conoscendo da vicino abitudini e tradizioni. Già nel 2013, don Rodas, insieme a don John Visser e don Roberto Panetto, aveva visitato questa zona, quasi al confine con il Vietnam, per valutare l’offerta di un potenziale benefattore intenzionato a mettere a disposizione della “Fondazione Don Bosco” 10 ettari di terreno per la costruzione di una scuola tecnica al servizio dei giovani indigeni. L’accordo alla fine saltò, ma da allora molti giovani indigeni di Ratanakiri decisero di raggiungere le scuole salesiane.
Il mattino seguente, il 9 gennaio, la piccola rappresentanza ha visitato la scuola superiore “Saom Thom”, del distretto di O’Yadao, vicino al villaggio di Som Kaninh. Qui hanno incontrato gli studenti e hanno spiegato loro le opportunità che potrebbe offrire il “Don Bosco Kep”. Quest’ultimo si trova a circa 700 chilometri da Ratanakiri, ma i salesiani sono pronti a offrire aiuto e sostegno agli studenti di questa zona che volessero studiarvi.
Infine, il gruppo ha fatto visita alla famiglia del defunto Brak Khoy, scomparso il 29 novembre 2024, all’età di 73 anni. Tha Brak Khoy aveva partecipato all’incontro di sviluppo del protagonismo indigeno “Don Bosco Voices of Indigenous Peoples”, un anno fa, nel gennaio 2024 a Kep, e ha lasciato un bellissimo ricordo di saggezza e impegno per la formazione delle nuove generazioni.
Nello stesso giorno, il lungo viaggio è proseguito dalla città di Banlung, nella provincia di Ratanakiri, al villaggio di Chou Chey, nel distretto di Chey Saen e nella provincia di Preah Vihear. Si tratta di un percorso di 200 chilometri, da est a ovest, attraversando la provincia di Stung Treng e il fiume Mekong, molto vicino al confine con il Laos. La destinazione finale era il villaggio di provenienza di un altro studente che ha partecipato a questa esperienza, Seth Lay, appartenente alle popolazioni indigene Khuy e beneficiario del programma “Fratello Sole”.
La sua è una storia ricca di speranza, che ha permesso a questo giovane povero di inseguire il suo sogno di studiare. Seth ha frequentato dapprima il “Don Bosco Poipet”, intenzionato a studiare elettricità, ma poiché non ha terminato la dodicesima classe, gli insegnanti lo hanno mandato al “Don Bosco Kep”. Egli ha raccontato di aver viaggiato da solo da Poipet a Kep, senza sapere nulla, finché non è arrivato alle porte della scuola.
Il gruppo ha poi proseguito per altri 200 chilometri, attraversando la provincia di Oddar Meanchey, nel distretto di Trapeang Prasat, dove i salesiani aiutano molti bambini locali. La situazione non è molto diversa da quella di Preah Vihear, ma in questo luogo c’è un giovane speciale, che anni prima era insegnante di informatica al “Don Bosco Kep” e che è un exallievo dell’Istituto “San Paolo” della Chiesa Cattolica cambogiana. Van Bophai, questo è il suo nome, ha creato un centro informatico per insegnare ai bambini locali, che negli anni è diventato un luogo speciale in cui si integra l’istruzione scolastica a lezioni di informatica, di inglese, di matematica e di lingua khmer. Lo frequentano anche i bambini Khuy, i cui genitori vivono di un’economia molto fragile o lavorano nelle piantagioni.
Il 10 gennaio don Albeiro Rodas e il resto del gruppo sono partiti per raggiungere Siem Reap, dove hanno visitato Angkor Wat e Angkor Thom, conoscendo le meraviglie archeologiche del loro Paese.
L’11 gennaio, infine, la delegazione ha lasciato Siem Reap per Kampong Thom, dove havisitato la casa dell’insegnante Sean Chea, ex direttore dell’orfanotrofio “Aspeca” di Kampong Thom, come ultima tappa di questo significativo viaggio missionario e per lo sviluppo educativo della gioventù povera cambogiana.
“Lungo il viaggio, alcune umili famiglie dei villaggi hanno donato riso e frutta per la scuola. Per noi, queste donazioni sono sacre, piene di amore e tenerezza: hanno dato speranza a questo viaggio con i nostri giovani, le popolazioni indigene e quelle rurali della Cambogia”, hanno testimoniato dalla delegazione.