Haiti – Il Paese vive una situazione “che non può essere descritta a parole”

11 Giugno 2024

(ANS – Port-au-Prince) – “La vita ad Haiti, in particolare nell’area metropolitana di Port-au-Prince, non può essere descritta a parole. Siamo in uno stato di anarchia quasi totale. In genere la gente non è in grado di svolgere le proprie attività e le strade principali sono chiuse”. Questa è la drammatica testimonianza condivisa da don Victor Auguste, salesiano di Haiti. “La violenza delle bande causa notevoli spostamenti di persone, soprattutto donne e bambini”. Nonostante le pesanti precarietà e disagi, i Figli di Don Bosco, insieme a tanti altri, continuano a stare al fianco della popolazione haitiana.

“Ogni giorno affrontiamo rischi enormi, quando sento che qualche istituzione è stata attaccata penso a quando toccherà a noi – prosegue il religioso, Economo della Visitatoria “Beato Filippo Rinaldi” di Haiti –. Qualche settimana fa hanno rapito alcune suore, sono entrati nella loro casa e le hanno portate via. Sono ricomparse dopo pochi giorni. E la stessa cosa accade con la popolazione civile. Scompaiono e chiedono soldi per liberarli. Viviamo nel cuore degli eventi e, come i nostri fratelli e sorelle, affrontiamo le stesse difficoltà. Non abbiamo mai considerato l’opzione di lasciare il Paese, andarsene significherebbe abbandonare la nostra missione a favore dei più bisognosi in questi tempi difficili. È vero che ora siamo tutti vulnerabili, ma è la nostra scelta di vita. Essere accanto alle persone, sperimentare ciò che stanno vivendo è già un grande segno di speranza, mentre speriamo di organizzarci per aiutarle nei bisogni più urgenti.”

“Viviamo costantemente in un clima di insicurezza, con sfollamenti forzati e carestia – prosegue ancora il salesiano –. I problemi del cibo, dei kit sanitari e dell’acqua potabile devono essere risolti con urgenza. Come è altrettanto molto difficile garantire la sopravvivenza economica: i pochi soldi che avevamo erano destinati alle iscrizioni degli studenti. Ora la maggior parte delle scuole di Port-au-Prince non possono aprire. Come Economo quello che chiedo alle comunità è un razionamento drastico, perché davvero non sappiamo cosa accadrà domani. Ciò che è evidente è che le bande vogliono controllare l’intero Paese. La maggior parte delle risorse finanziarie che abbiamo provengono dall’esterno. È molto difficile ricevere aiuti nell’area metropolitana per via della chiusura delle vie di comunicazione. Tuttavia, qualcosa si può fare nel resto del Paese, soprattutto al Nord, dove si possono acquistare i prodotti e distribuirli a chi è più vicino, come studenti, le loro famiglie e i collaboratori”.

Don Auguste conclude esortando l’intera comunità internazionale a prendere parte alle iniziative in aiuto alla popolazione haitiana per farla uscire dalla grave situazione in cui si trova. “Haiti attraversa da anni una grave crisi politica, economica e sociale... e per questo è difficile mobilitare un aiuto concreto e pratico che possa far fronte alle bande criminali. Siamo grati a tutti coloro che ci aiutano e per l’interesse che dimostrano nel voler conoscere questa crisi che stiamo vivendo, nel silenzio e di fronte all’indifferenza della comunità internazionale”.

Fonte: Agenzia Fides

InfoANS

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