All’iniziativa hanno partecipato gli stessi bambini e ragazzi, i quali, sulla base degli spunti emersi, hanno anche redatto la Dichiarazione frutto della conferenza. Nel testo viene affermato che “chi fa dovrebbe iniziare a parlare e chi parla dovrebbe iniziare a fare” e vengono poi indicati 4 percorsi specifici per investire nei bambini:
- Coinvolgere i minori nei processi decisionali e far di questo un requisito per tutti i paesi dell’Unione Europea (UE) e per quelli che intendano entrarvi.
- Monitorare e documentare come vengono spesi i soldi pubblici destinati ai minori e permettere ai bambini di impegnarsi nella pianificazione dei budget.
- Sviluppare la formazione ai diritti assieme ai bambini ed offrire a ciascun minore un “passaporto” che li informi sui loro diritti.
- Integrare i bambini rifugiati e quelli colpiti dalle migrazioni, assicurare loro equa protezione e l’esercizio del loro diritto a crescere in un ambiente sicuro, possibilmente con le loro famiglie.
La Dichiarazione è stata presentata a leader e funzionari politici, i quali hanno risposto:
“Dobbiamo capire che non si tratta di bambini poveri, ma di famiglie povere con figli. Bisogna rompere il ciclo della povertà… e lo si può fare realizzando un piano nazionale verso cui mobilitare tutti i servizi e i livelli politici esistenti” ha detto Elke Sleurs, Segretario di Stato del Belgio per la lotta alla povertà, le pari opportunità, i disabili e le scienze.
“Investire nei bambini il prima possibile è uno dei migliori investimenti nel lungo termine in Europa. Soprattutto guardando ai 25 milioni di minori a rischio povertà e alle migliaia di bambini rifugiati o accolti in istituti. Per tutti loro la Commissione ha stanziato 10 miliardi di € da investire” ha aggiunto Marianne Thyssen, Commissaria europea per l’Impiego, gli Affari Sociali e l’Inclusione.
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