Nella notte dell’alluvione i fiumi Kanvimvira e Mulongwe, strapieni d’acqua, hanno travolto case, veicoli e altre infrastrutture prima di confluire nel lago Tanganica che, a sua volta, si è innalzato tanto da allagare abitazioni distanti quasi 1 km dalle sue sponde. I sopravvissuti sono rimasti bloccati e temono il peggio per la stagione delle piogge, che non è ancora finita. Circa 40 persone hanno perso la vita, soprattutto bambini e anziani. Altri corpi, sepolti sotto il fango, non sono ancora stati trovati. Oltre 4.500 famiglie situate nei quartieri di Mulongwe e Kasenga, dopo aver perso tutto, ogni sera temono l’arrivo della notte sulla piccola città.
Le famiglie sfollate si sono rifugiate temporaneamente nelle scuole primarie e nelle chiese del luogo. La parrocchia salesiana “Beata Anuarite” attualmente ospita circa un centinaio di persone in locali affollati e in penose condizioni igieniche: mancanza di acqua potabile, servizi igienici insufficienti… In questa situazione, mangiare è già un problema, così come la soddisfazione dei bisogni di base: assistenza sanitaria ai malati, coperte, vestiti, ecc. In questo bisogna prevenire le malattie trasmesse dall’acqua, come il colera, ma non è facile, perché l’acqua dei fiumi e il lago Tanganica sono già inquinati, mentre la città tagliata fuori dal resto del Paese, dato che i due ponti che ne permettono l’accesso, quello di Kalundu e quello di Sange, hanno ceduto durante il disastro. La strada Bukavu-Uvira è impraticabile, mentre la barriera tra Uvira e il Burundi rimane chiuso fino alla fine del confinamento per il Covid-19, il che aggrava la carenza di cibo.
L’opera salesiana è stata invasa dall’acqua il 22 aprile scorso. Per mancanza di un canale profondo ai margini della Strada Nazionale n° 5 – che passa proprio davanti al centro salesiano – le acque si sono precipitate dentro la tenuta: l’intero cortile della comunità e i laboratori sono stati invasi dall’acqua; la casa è stata risparmiata perché era stato opportunamente scavato un canale di protezione.
Ciononostante parte dei muri di cinta dell’opera sono stati spazzati via e l’acqua è entrata nel laboratorio di saldatura, danneggiando apparecchi e saldatrici; nel laboratorio di sartoria, dove per fortuna tutte le macchine da cucire erano sui tavoli e non sono state toccate; nel laboratorio di costruzione, disfacendo i mattoni destinati alla pratica degli allievi; e infine anche nel laboratorio di falegnameria.
“Molti studenti della nostra scuola hanno perso famigliari, case, materiali scolastici. Le famiglie hanno perso casa, cibo, vestiti... – afferma il Direttore dell’opera, don André Kazembe –. In definitiva, il popolo di Dio della nostra parrocchia, e in particolare gli allievi delle nostre scuole, contano sul nostro intervento pastorale”.
Uvira si trova a 120 km da Bukavu, la capitale del Sud Kivu, e a 26,5 km dalla città di Bujumbura, la capitale del Burundi – per questo è considerata un’estensione di Bujumbura. A causa della sua posizione geografica, Uvira è spesso vittima di guerre che hanno distrutto tutto: sia le infrastrutture che i tessuti socio-economici, di cui non è rimasto nulla, specialmente nei piccoli centri e villaggi che la circondano nella parte orientale della Repubblica. È stata teatro di molti problemi durante la prima e la seconda guerra del Congo, e lo è ancora oggi. Le guerre tribali e gli scontri lasciano molti bambini orfani e molti adolescenti abbandonati, favoriscono l’esodo rurale e l’abbandono delle terre e provocano anche la fame della popolazione.