Anche se ai tempi di Don Bosco lo sport non era parte della cultura del tempo, il cortile era il luogo essenziale per stare con i giovani ed educarli. “Il campo da gioco era un elemento essenziale nel suo sistema educativo - ha scritto José J. Palacios, SDB - perché in questo ambiente fisico si sviluppano il gioco e la gioia, si rinforza l’attività fisica, si stabiliscono relazioni amichevoli tra pari, i bambini e i giovani si manifestano spontaneamente e si consolidano i rapporti tra educatore ed educando…”
Grazie alla sua vasta diffusione, alla sua popolarità senza eguali e ai valori positivi su cui si basa, lo sport occupa un posto di rilievo nel contributo allo sviluppo e agli obiettivi di pace delle Nazioni Unite.
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile riconosce il ruolo dello sport nel progresso sociale come “un importante facilitatore dello sviluppo sostenibile. Riconosciamo il crescente contributo dello sport allo sviluppo e alla pace in termini di promozione della tolleranza e del rispetto, all’emancipazione delle donne e dei giovani, sia a livello individuale che a livello di comunità, nonché alla salute, all’istruzione e all’inclusione sociale”.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituto la Giornata del 6 aprile per sensibilizzare sul ruolo che lo sport può svolgere nella promozione dei Diritti Umani e dello sviluppo economico e sociale.
Nel mondo dell’educazione esiste un detto: “se vuoi conoscere ed educare un giovane, conoscili nel cortile e nella sala da pranzo”. Questi sono i luoghi in cui i giovani si manifestano così come sono e sono i luoghi in cui può intervenire pedagogicamente per educarli al sacrificio, al lavoro, nello spirito di miglioramento, nella ricerca delle soluzioni, nell’accettazione delle regole, nel rispetto dell’autorità, nel senso di appartenenza ad una squadra, nel saper accettare le sconfitte…