Ucraina – La Pastorale Giovanile in tempo di guerra: “il dono dei nostri giovani”
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13 Novembre 2024

(ANS – Donetsk) – Anche nella notte più buia un cuore salesiano saprà sempre trovare una luce di speranza nella vicinanza ai giovani. Fu a loro che Don Bosco dedicò tutta la sua vita, “fino all’ultimo respiro”; e più di un Rettor Maggiore ha ribadito che sono loro a “salvare” i salesiani: dalle false sicurezze, da una vita mediocre… Ecco perché anche in una condizione di grande sofferenza, come quella attuale in Ucraina, dell’Esarcato greco-cattolico di Donetsk, di cui è Vescovo Ausiliare, il salesiano Mons. Maksym Ryabukha indica tra i doni della Pastorale Giovanile in tempo di guerra proprio quello dei “nostri giovani”, loro che sono il bene fondamentale dell’Ucraina di oggi e di domani. Riportiamo di seguito la sua riflessione.

Se San Lorenzo, il diacono romano dei primi tempi della Chiesa, affermava che le nostre ricchezze sono non i calici e le reliquie dei martiri, pur preziose e importanti, ma i poveri, per noi vale un’altra eguaglianza: la nostra ricchezza sono i giovani.

E non soltanto – come è ovvio – nel campo della Pastorale Giovanile, ma in tutto il campo sociale e civile. Con essi mi ritrovo, con essi organizzo, con essi vado nei posti di maggior bisogno. Essi sono la mia comunità concreta, senza della quale non avrei la forza, il coraggio e la possibilità di confronto.

Non solo loro mi suggeriscono nuove iniziative, ma sono la rete attraverso cui ogni incontro è possibile e accolto. Ricordo i viaggi da Kiev verso le zone da poco liberate dall’occupazione, i viaggi nelle regioni di Donetsk e di Zaporizhzhya, verso territori tribolati dall’insonnia per i bombardamenti inaspettati a qualsiasi ora del giorno e della notte; con loro, a proprio rischio e pericolo. Volevo impedirglieli, ma non c’è stato verso. Vari di questi giovani poi si sono arruolati per loro volontà di difendere dall’aggressore. Sono sicuro che pur nella situazione di guerra, di difesa della loro patria e dei loro cari, hanno portato sul fronte qualcosa di speciale, almeno la consapevolezza di un senso di giustizia, e l’affidamento a Dio. Anche questo potrebbe essere un “miracolo”.

Certo, quando sarà finito, e crediamo e speriamo presto, la possibilità di ricostruire il futuro (e non parlo di edilizia e strutture industriali e civili) starà pienamente sulle spalle di questi giovani che hanno vissuto questi traumi. Si può immaginare un giovane liceale o universitario italiano che venga improvvisamente strappato dalle sue comodità e progetti e buttato su un campo di battaglia, con i droni sopra di lui, con compagni feriti o morti, e senza capirne il perché? Ecco, i nostri giovani stanno vivendo questa esperienza, almeno i più grandi, e nessuno di loro è senza fratelli o sorelle più piccoli che pregano ogni sera per la loro vita e il loro ritorno a casa, appunto sani e salvi.

Ho fiducia nei nostri giovani, maturati troppo presto e con ferite difficili da rimarginare. Quanto lavoro non solo psicologico, ma spirituale! Su questa gioventù sarà costruita la nuova Ucraina.

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