Tra i 15enni italiani, inoltre, 1 ragazzo su 4 non supera il livello minimo di competenze in matematica, mentre 1 su 5 non supera quello minimo per la lettura. E d’altra parte, come ha affermato Filomena Albano, Garante nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, “l’educazione non può essere ridotta solo al concetto di istruzione perché riguarda anche tutta una serie di relazioni (affettive, culturali, ricreative…). È necessario rompere quel circolo vizioso della povertà educativa affinché le prossime generazioni non lo ereditino”.
Su questi temi si è parlato ieri, 16 novembre, presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, in occasione della tavola rotonda “Povertà educativa minorile: riflessioni ed esperienze dei Salesiani di Don Bosco per continuare a progettare cammini di speranza” promossa da Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS, in occasione della settimana dei diritti mondiali dell’infanzia.
Nei dibattiti ha portato una luce di speranza il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, che ha parlato del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, entrato nella fase operativa lo scorso ottobre. Nato da un accordo tra il Governo e le Fondazioni di origine bancaria, per i primi due bandi ha visto stanziati 115 milioni di euro destinati a progetti socio-educativi per bambini e adolescenti, e colmare così “la madre di tutte le forme di disuguaglianze del nostro paese, ovvero quelle dei minori”.
Un ruolo chiave nel contrasto alla povertà educativa lo ha il Forum del Terzo Settore rappresentato alla tavola rotonda da Stefano Tassinari, Coordinatore della consulta welfare. “Oltre che incentivare progetti è importante ritornare sul tema di quegli ostacoli che non permettono a molti ragazzi e ragazze di formarsi. L’Italia ha bisogno di servizi concretizzabili ovunque da Nord a Sud”.
E qual è il contributo dei Salesiani in tal senso? Durante la tavola rotonda sono state presentate due buone pratiche. La cooperativa Momo che a Cuneo coinvolge bambini e ragazzi in percorsi interculturali per far riscoprire loro il senso di comunità e cittadinanza. “A Cuneo – ha spiegato Gianluca, uno dei volontari - convivono diverse culture e quello che ci sforziamo di mettere in pratica ogni giorno è il far sperimentare a questi bambini e ragazzi il senso di comunità e cittadinanza. Soprattutto con le seconde generazioni che spesso si sentono in un mondo grigio e che invece a ‘Casa Donatello’ ritrovano quello spazio dove non percepirsi discriminati”.
E poi l’esperienza del quartiere Candelaro di Foggia dove la microcriminalità viene contrastata con attività ludico-ricreative all’interno dell’oratorio salesiano. “Foggia – ha detto uno degli operatori, Massimo - è una città bella e con tante possibilità però è anche una delle più complesse e difficili. Il potere criminale agisce indisturbato e lo sforzo del nostro oratorio salesiano è proprio quello di educare anche di fronte agli urti della vita. Il doposcuola non è soltanto istruzione, ma anche e soprattutto creatività così da farlo vivere ai ragazzi come laboratorio e come gioco”.
“Quello della povertà educativa è un tema che ci interpella come Salesiani, consacrati e laici – ha concluso Don Giovanni D’Andrea, presidente di Salesiani per il Sociale –. E crediamo che grazie al confronto aperto con altri enti e istituzioni possiamo ulteriormente crescere per regalare un futuro migliore ai giovani, ‘soprattutto i più poveri’”.