RMG – Le case della “Madonna di Don Bosco” nel mondo: la Basilica di Maria Ausiliatrice di Almagro, Buenos Aires
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27 Maggio 2024
Foto: Hernán Zenteno, Diario La Nación (Argentina)

(ANS – Roma) – Anche passata la Festa di Maria Ausiliatrice, continua il ciclo di approfondimenti sui più celebri santuari dedicati alla Vergine di Don Bosco sparsi per il mondo. Oggi presentiamo la chiesa a lei dedicata nel quartiere “Almagro” di Buenos Aires, Argentina.

Tra le cose memorabili della Parrocchia di San Carlo Borromeo e Basilica di Maria Ausiliatrice ad Almagro, a Buenos Aires, in Argentina, le più importanti che vengono citate sempre sono che, da bambino, il famoso cantante di tango argentino Carlos Gardel vi cantava nel coro; e che il beato salesiano Ceferino Namuncurá vi fece la sua Prima Comunione nel 1898.

Dal marzo 2013, però, c’è un’altra pietra miliare: nel Natale del 1936 vi fu battezzato il neonato Jorge Mario Bergoglio. Oggi, su una delle pareti laterali, è incorniciata una copia del libro parrocchiale che registra il sacramento. “Jorge Mario, figlio di Mario Bergoglio e Regina Sivori, con padrino Francisco Sivori e madrina Rosa Vassallo de Bergoglio, è stato battezzato dal sacerdote salesiano Enrico Pozzoli”, vi si legge.

In stile romanico lombardo, il progetto della basilica iniziò nell’aprile del 1899, quando furono presentati i primi schizzi per l’ampliamento della chiesa di San Carlo, costruita nel 1872 e affidata alla Congregazione Salesiana dal 1878.

La proposta dell’architetto don Ernesto Vespignani, SDB, residente in Italia, risultò vincente. “Quando arrivò in Argentina, il 4 febbraio 1901, poco era stato fatto; era iniziato solo lo scavo, con piccone e pala, di parte del sito della futura cripta”, ricorda una pubblicazione omaggio pubblicata nel 2010, in occasione del centenario dell’inaugurazione della basilica. Vespignani partecipò anche alla direzione di altre opere religiose come la parrocchia di Maria Ausiliatrice di Rodeo del Medio, la cappella interna della casa salesiana di Bernal, la Basilica di Nostra Signora di Luján e la cattedrale di La Plata, tra le altre.

Nella prima fase dei lavori, poiché non si usava ancora né il cemento armato, né il calcestruzzo, fu utilizzata quella che si chiamava “terra romana”, portata appositamente in barili dall’Italia. Nel suo progetto Vespignani si prefiggeva di dotare la basilica di elementi della massima qualità possibile, con molti dei materiali portati dall’Europa.

La basilica fu inaugurata il 24 maggio 1910, in coincidenza con la festa di Maria Ausiliatrice. Già dal 23 marzo 1903 i Salesiani dell’Argentina avevamo ottenuto la cura della statua di Maria Ausiliatrice, che era stata benedetta da San Giovanni Bosco a Torino nel 1885, e che da quel momento vi finì accolta.

Il suo altare è stato benedetto nel 2007 dall’allora Arcivescovo di Buenos Aires e Cardinale Primate dell’Argentina.

La decorazione interna fa la differenza. “Lo scopo che ha animato la decorazione interna è stato quello di far sì che i dipinti, con il loro significato simbolico, completassero il concetto architettonico. Pertanto, il colore del mattone doveva alternarsi con quello della pietra, il blu stellato delle volte doveva simboleggiare il cielo e le decorazioni floreali arabescate dovevano significare diverse virtù”, spiegano i documenti storici.

Nelle navate laterali si trovano finestre con vetrate e decorazioni policrome disposte su due livelli. L’elemento più imponente e decorativo è il prospetto architettonico del primo piano, che domina l’intera chiesa e a cui si accede tramite due scale laterali. Nella parte anteriore della chiesa, entrando, spicca anche l’immagine del Cristo Pantocratore – il nome dato nell’arte bizantina e romanica all’immagine che rappresenta Dio onnipotente. Si tratta di una scultura in marmo bianco, ricavata da un blocco dall’artista salesiano Quintín Piana, in cui Cristo è seduto e sorretto da due angeli.

La basilica presenta sin dall’inizio un’acustica perfetta, e al piano superiore vi è installato un imponente organo italiano, opera di Carlo Vegezzi Bossi, membro di una dinastia famosa per i suoi strumenti sinfonici. L’impianto originale era a funzionamento pneumatico e fu inaugurato nel 1911 dall’organista Luis Ochoa. Nel 1990 lo strumento è stato elettrificato e da allora è stato dotato di un controllo elettronico e di una nuova consolle. L’originale, ora scollegato, è conservato nella galleria superiore della chiesa.

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