Spagna – “La Chiesa non deve mai abbandonare il mondo della scuola”. Don Juan Carlos Pérez Godoy

(ANS – Madrid) – Don Juan Carlos Pérez Godoy è il Superiore dell’Ispettoria salesiana “Spagna-San Giacomo Maggiore” e da tre anni anche Presidente delle Scuole Cattoliche. Esperto di Educazione, ribadisce il valore dell’insegnamento nelle scuole cattoliche private. Della gioventù dice che è la chiave del rinnovamento e che va raggiunta con il suo linguaggio, che è la lingua del cuore.

In che stato stanno le scuole cattoliche? Hanno completato il loro contributo alla società?

La Chiesa non deve mai abbandonare il mondo della scuola. È fondamentale. Il problema che abbiamo in questo tempo è un problema culturale, e la cultura, il luogo di trasmissione critica ma anche dell’inserimento, è la scuola. La Chiesa non può lasciare la scuola. Sarebbe un errore. Ciò non significa che nella Chiesa ci si debba concentrare solo ed esclusivamente sulla scuola. Io stesso sono Salesiano e nella mia Ispettoria abbiamo 36 scuole. Ma abbiamo molte più parrocchie, centri giovanili, piattaforme sociali per giovani immigrati, giovani senzatetto ... Oggi, chiunque pensi che la Chiesa mantenga una pastorale esclusivamente sul tema della scuola, non ha una visione reale.

L'altro campo in cui i Salesiani sono specialisti è quello della gioventù. Come coinvolgere nuovamente i giovani nella religione, nella fede? Come tornare ad entusiasmarli?

La prima cosa è stare con loro. La Chiesa deve stare con i giovani. Stare lì dove sono nella loro vita ordinaria. Interessarsi alle loro preoccupazioni, ai sogni, ai bisogni… E per fare tutto ciò devi essere in mezzo a loro. Per questo abbiamo piattaforme come la scuola e i centri giovanili nelle parrocchie.

Gli oratori funzionano ancora?

Sì. È un po’ la traduzione di ciò che abbiamo sempre chiamato “l’oratorio di Don Bosco”. Ce ne sono molti, almeno nel nostro ambiente, dove i ragazzi non vengono solo durante il tempo della scuola, ma anche dopo, e fanno tutta una esperienza di tempo libero, nel quale ci sono itinerari di maturazione nella fede. E quando sei in mezzo a questi ambienti, ci sono molte cose che cambiano.

Di cosa ha bisogno la Chiesa oggi?

Penso che oggi, nella Chiesa, dobbiamo dare un’immagine simpatica ai giovani. Ricordo sempre quell’espressione usata da un nostro Rettor Maggiore, Don Egidio Viganò, che insistette molto su questo. È quanto dice anche il Papa, di lasciare quella faccia acida. Penso che l’approccio di questo prossimo Sinodo, dove si sta dando la parola ai giovani affinché possano partecipare, sia molto importante. A volte si dice: “i giovani sono la Chiesa del futuro...” No! I giovani sono la Chiesa del presente. Devono avere una voce e partecipare alla vita ordinaria. E quando partecipano e sentono di essere ascoltati e presi in considerazione, i giovani rispondono: “Certo, sì”.

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