Sierra Leone – “La situazione a Freetown è grave, stiamo cercando di sopravvivere

(ANS – Freetown) – Una settimana dopo che le piogge torrenziali hanno devastato tutto e tutti a Freetown, continuano le operazioni di ricerca dei centinaia di dispersi che sono stati sepolti dal fango. Il numero dei morti per le frane e le inondazioni nella capitale della Sierra Leone, Freetown, è arrivato a 461, come comunicato dall’Agenzia Reuters, che cita il portavoce di una fonte locale. In una intervista don Jorge Crisafulli, missionario salesiano a Freetown racconta le situazioni che si vivono in questo momento.

Il direttore della ONG Don Bosco Fambul ha spiegato a “La Tarde” la situazione che si vive a Freetown e le misure che sta adottando il governo per assistere le migliaia di famiglie che sono rimaste senza casa. “Stiamo cercando di sopravvivere a questo momento, adesso sono 500 morti dei quali un terzo sono bambini, dice don Jorge”.

Quali sono le possibilità di contrarre malattie come la malaria e tifo?

Il governo stata cercando di fare quello che può con le poche risorse di cui dispone e sta organizzando uno sforzo collettivo di recupero delle vittime indirizzandole verso alcuni centri.

Cosa sta facendo l’istituzione salesiana?

La istituzione Don Bosco Fambul è incaricata soprattutto delle protezione dei bambini dopo le inondazioni che hanno devastato la città. Dopo le inondazioni e dei disastri abbiamo ricevuto centinaia di bambini senza casa. Molti di loro sono bambini senza genitori però speriamo che alcuni saranno cercati dalle loro famiglie. Sono arrivati circa 200 bambini e alcune mamme, anziani…C’è il caso di una giovane e sua nipote che hanno perso tutti i familiari in questo disastro.

Attualmente quale è la situazione?

Dopo l’epidemia di Ebola che ha colpito duramente la Sierra Leone, oggi si affronta un’altra tragedia e tutte le istituzioni sono incentrate sulla situazione sanitaria della città, con tutte quelle persone sepolte nel fango sono molte alte le probabilità di contrarre malattie. Realizziamo controlli in tutti i centri e posti di rifugiati dove si sono registrati casi di tifo o malaria.

Fonte: www.cope.es

InfoANS

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