di Gian Francesco Romano
Come è nata questa idea dell’incontro di metà mandato?
Per questo sessennio ci eravamo posti due grandi obiettivi – tra i tanti: curare con grande attenzione la formazione e tutte le presenze formative della Congregazione; e accompagnare da vicino gli Ispettori, perché con il Consiglio Generale abbiamo ritenuto che questo sarebbe stato un gran servizio a tutta la Congregazione. In quest’ottica dunque sono nate due nuove iniziative: l’incontro dell’Ispettore con il Rettor Maggiore, il Vicario e i Consiglieri di Settori, a poche settimane dalla nomina, così che quando l’Ispettore torna alla sua destinazione ha una “road map”, una “carta di navigazione” per il sessennio; e quest’incontro con gli Ispettori giunti più o meno a metà mandato, per offrire loro un’esperienza spirituale, un tempo, per così dire, di riposo spirituale e personale, e poi un dialogo importante con il Vicario e con il Rettor Maggiore.
Quali sono stati i frutti dell’esperienza?
Sicuramente tra i frutti immediati c’è stato il rinnovarsi del senso di appartenenza salesiana, vivendo 7 giorni assieme a Valdocco, nel cuore della salesianità; poi anche l’esperienza spirituale, illuminata anche da alcune conferenze e riflessioni sulla salesianità davvero di alto livello; e la possibilità di sperimentare la fraternità tra di essi – 12 Ispettori provenienti da 4 continenti – e il senso di comunione e unità tra tutta la Congregazione; e infine, quello che era uno degli obiettivi specifici dell’incontro: la possibilità di un colloquio ampio e personale degli Ispettori con il Rettor Maggiore e il suo Vicario, grazie al quale ciascun Ispettore è tornato alla sua sede riconfortato e con una visione chiara sulle sfide, le priorità e i cammini da perseguire.
Come ha trovato gli Ispettori a 3 anni dall’insediamento?
Devo dire che li ho trovati in buona salute: fisica, spirituale e vocazionale, con l’entusiasmo del servizio e, certo, anche la fatica delle difficoltà esistenti nelle diverse realtà. Ma soprattutto con la serenità di chi vede con speranza e ottimismo il futuro dell’Ispettoria e della Congregazione.
Il CG27 ha rimesso al centro la fraternità. È stato possibile sperimentarla in questi giorni d’incontro?
La fraternità non è solo un tema, un nucleo del Capitolo Generale: assume forza solo quando è vissuta! È stata un’esperienza meravigliosa, di una grande fraternità, nella semplicità del quotidiano, del tempo comune. D’altronde è un elemento proprio nostro: non s’intende la vita salesiana senza quello spirito familiare che Don Bosco sempre ebbe.
Quale pensa sarà l’influsso di questo tipo di incontri nel tempo?
Gli Ispettori lo hanno sottolineato molto: non era solo un incontro, “sono stati convocati” per qualcosa d’importante! Sono convinto che negli anni futuri, continuando così, si noteranno gli effetti di questi appuntamenti: sia per una più forte comunione tra il Rettor Maggiore e il suo Consiglio con ciascuna Ispettoria, attraverso la persona dell’Ispettore; e sia attraverso dei cammini di accompagnamento precisi che significano poi avere tutta la Congregazione “sullo stesso binario”, per così dire: un vagone prima, uno dopo, ma tutti viaggiando con lo stesso obiettivo, spirito e destinazione.
