Di quale guarigione inspiegabile si tratta?
Si tratta della guarigione miracolosa di un uomo colpito da «ictus ischemico cerebellare destro, complicato da voluminosa lesione emorragica». L’evento preso in considerazione è avvenuto nelle Filippine nell’agosto del 2016. Agli inizi del mese di agosto improvvisamente questa persona iniziò ad accusare sudorazione profusa, vertigini, conati di vomito. Per il peggioramento della sintomatologia e la comparsa di difficoltà nella deambulazione, fu ricoverato in ospedale. Nei giorni seguenti il paziente continuava la sua degenza ospedaliera senza alcun miglioramento della condizione di salute, anzi essendo disorientato e confuso nel linguaggio venne trasferito in Terapia intensiva. Un controllo neurochirurgico consigliava la necessità di un intervento, non possibile anche a motivo della situazione di povertà della famiglia. Di conseguenza i familiari decisero di riportare a casa il proprio congiunto perché potesse trascorrere in famiglia gli ultimi giorni di vita. Il moribondo ricevette l’unzione degli infermi, e chiamò i familiari e i parenti attorno a sé per congedarsi da loro. Invece il 24 agosto 2016, contro ogni attesa, il paziente si toglie il sondino e l’ossigeno, chiama i parenti dicendo che stava bene e voleva fare un bagno e iniziare a mangiare. Era un uomo che stato portato a casa per morire e che dopo pochi giorni era tornato sano!
E l’intercessione del beato Artemide Zatti come avviene?
È grazie alla preghiera del fratello del paziente, un salesiano coadiutore, che venuto a conoscenza della grave situazione del congiunto, inizia a pregare durante i vespri comunitari del giorno stesso in cui il fratello viene ricoverato, chiedendo la sua guarigione mediante l’intercessione del Beato Artemide Zatti. Non solo, questo salesiano coadiutore, invita i parenti ad unirsi per pregare. Egli guida la preghiera e sollecita a proseguirla nei giorni successivi, invocando intensamente il Beato Artemide Zatti. È evidente il nesso di tempo e causa fra l’invocazione dell’intercessione del Beato Artemide Zatti e la guarigione dell’uomo, che subito gode di buona salute e riprende una normale vita sociale e famigliare.
Questo miracolo conferma il carisma del Beato Artemide Zatti, chiamato “il parente dei poveri”?
Certamente, perché Artemide nel suo ospedale a Viedma in Argentina accoglieva e assisteva proprio coloro che non erano in grado di sostenere le spese delle medicine e dei ricoveri. Anche qui Zatti interviene con la sua intercessione ottenendo la guarigione di una persona che non poteva sostenere le spese di un intervento chirurgico. Zatti vedeva, riconosceva e serviva Gesù Cristo in persona nei poveri, nei malati e nei bisognosi. Merita sottolineare che il miracolo non è avvenuto solo come guarigione fisica. La grazia di Dio, infatti, mentre risana i corpi tocca i cuori e la vita delle persone, rinnovandole nella fede, nelle relazioni, nella testimonianza di una vita nuova.
Quale stato è l’iter che ha portato al riconoscimento del miracolo?
Dopo l’Inchiesta diocesana svolta nel 2018, è stata trasmessa a Roma tutta la documentazione raccolta e quindi preparata la Positio super miro. La Consulta Medica, nel luglio 2021, ha riconosciuto che la guarigione fu rapida, completa e duratura, nonché inspiegabile secondo le leggi della scienza. Alla domanda se si sia trattato di un vero miracolo compiuto da Dio, i Consultori Teologi prima e i Padri Cardinali e Vescovi hanno risposto affermativamente.
Don Cameroni ci può ricordare i tratti salienti della vita di Artemide Zatti?
Artemide Zatti nacque a Boretto (Reggio Emilia, Italia) il 12 ottobre 1880. Non tardò a sperimentare la durezza del sacrificio, tanto che a nove anni già si guadagnava la giornata come bracciante. Costretta dalla povertà, agli inizi del 1897 la famiglia emigrò in Argentina per stabilirsi a Bahía Blanca. Qui Artemide cominciò a frequentare la parrocchia guidata dai Salesiani. Consigliato a farsi salesiano, venne accettato come aspirante da Mons. Giovanni Cagliero e, ormai ventenne, entrò nella casa di Bernal dove gli fu affidato, tra l’altro, l’incarico di assistere un giovane sacerdote ammalato di tubercolosi. Artemide contrasse egli pure la malattia. Fu perciò inviato nell’ospedale di San José a Viedma. Qui egli fu particolarmente seguito dal sacerdote e medico empirico, padre Evasio Garrone. Insieme a lui, chiese e ottenne da Maria Ausiliatrice la grazia della guarigione con la promessa, da parte sua, di dedicare tutta la vita alla cura degli ammalati. Guarì e mantenne la promessa. Nel 1908 emise la professione perpetua. Prima cominciò ad occuparsi della farmacia annessa all’ospedale. In seguito, ebbe la totale responsabilità dell’ospedale, che divenne la palestra della sua santità. Fu di una dedizione assoluta ai suoi ammalati. Nel 1913 fu l’animatore nella costruzione del nuovo ospedale che poi venne demolito nel 1941 per dar luogo all’episcopio della nascente diocesi di Viedma. Senza scoraggiarsi, ne attrezzò un altro. Come Don Bosco, fece della Provvidenza la prima e sicura entrata del bilancio delle sue opere. Colpito da un cancro, si spense il 15 marzo 1951. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 14 aprile 2002.
Quale il messaggio che ci dona Artemide Zatti con la sua prossima canonizzazione?
Don Bosco aveva detto ai suoi salesiani partiti per l’America: “Abbiate cura speciale degli infermi, dei bambini, degli anziani, dei poveri, e vi guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini”. Zatti come buon samaritano ha accolto nella locanda del suo cuore e nell’ospedale San José di Viedma i poveri, gli infermi, gli scartati dalla società. In ciascuno di loro ha visitato Cristo, ha curato Cristo, ha alimentato Cristo, ha vestito Cristo, ha ospitato Cristo, ha onorato Cristo.
Inoltre, la canonizzazione del Beato Artemide Zatti, salesiano coadiutore, ci dice la bellezza della vita consacrata e il valore di una vita tutta dedicata a Dio nel servizio ai poveri con il cuore apostolico di Don Bosco. È un forte impulso a promuovere la vocazione del salesiano coadiutore, che porta in tutti i campi educativi e pastorali il valore proprio della sua laicità, che lo rende in modo specifico testimone del Regno di Dio nel mondo.