Questo messaggio riguarda in modo speciale noi Salesiani, perché tocca le radici della nostra identità e ciò che è caratteristico della nostra vocazione e presenza carismatica nella Chiesa, rievocando le parole di Don Bosco: “ho promesso a Dio che fin l'ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani” (Memorie Biografiche XVIII, 258).
L’invito del Papa ci pone, come Salesiani, su un terreno che ci è familiare, nei nostri ambienti, nel nostro habitat naturale, che è la condizione giovanile, la quale senza dubbio presenta oggi delle condizioni che non hanno precedenti nelle generazioni passate.
La realtà giovanile è essenzialmente dinamica in movimento continuo, un flusso, un divenire, un cambiamento. I giovani, oggi più che mai, vivono in continuo movimento, vagano per le città e le reti sociali, costruiscono comunità virtuali dove condividere opinioni, sogni e frustrazioni. Oggi più che mai il modo di essere nel mondo non è la permanenza, ma lo spostamento. “ci piaccia o no, è il mondo in cui sono inseriti, nostro dovere come pastori è aiutarli ad attraversare questo mondo”, ha detto sempre Papa Francesco.
Questi nostri giovani di oggi si devono continuamente confrontare con le turbolenze di un mondo in cui sono costretti a combattere per posizionarsi come attori rilevanti della società, cercando di non lasciarsi mettere con le spalle al muro. Ma ci è sufficiente solo guardare negli occhi dei giovani d’oggi per renderci conto del grado d’incertezza in cui sono immersi.
Vivendo in una situazione particolarmente difficile, i giovani sono le principali vittime della crisi economica, e, oggi, i grandi dimenticati delle nostre società; nel cosiddetto “terzo mondo” sono milioni i giovani che non hanno la possibilità di studiare o lavorare e vivono nella completa frustrazione e nello scoraggiamento per la mancanza di opportunità.
È ben vero che i giovani sono forza di cambiamento, ma di fronte alla mancanza di opportunità e di politiche pubbliche, in particolare in materia di qualità educativa e lavorativa, molti di loro per raggiungere i loro obiettivi sono costretti a migrare in altri luoghi – con tutte le conseguenze che ciò comporta – senza avere un’altra opzione concreta nella loro vita.
Il prossimo Sinodo sul tema dei giovani e della vocazione sarà una meravigliosa opportunità per confrontarsi e impegnarsi con questa generazione di giovani che vive un momento particolarmente difficile, ed è una sfida forte a riconsiderare il nostro impegno per loro e a ripensare il nostro modo di farci presenti tra loro oggi, per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi, realizzare i loro sogni e vivere la loro speranza.
Sarà l’occasione per essere più radicale e solidali con la condizione giovanile e “ri-significare il nostro modo di servire” il nostro modo di essere Salesiani oggi. Non basta cambiare le strutture e le forme di servizio; il cambiamento fondamentale deve riguardare la nostra struttura personale davanti a loro, la nostra aderenza a rinnovare la promessa che Don Bosco fece a Dio e che abbiamo fatto nostra il giorno della nostra professione religiosa: “ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani”.