L’incontro nella cattedrale di Rabat è stato solo uno dei tanti momenti significativi del viaggio apostolico del Papa in Marocco: due giorni soltanto, ma ricchissimi di gesti e discorsi, in un ideale collegamento con il viaggio negli Emirati Arabi di febbraio scorso, quando il Papa aveva siglato insieme con l’Imam di Al-Azhar la Dichiarazione sulla Fratellanza Umana.
Per questo, in Marocco, visitando il Mausoleo dedicato a Moahammed V, il Santo Padre ha lasciato scritto: “In occasione della mia visita a questo Mausoleo, invoco Dio Onnipotente per la prosperità del Regno del Marocco, chiedendogli di aumentare la fraternità e la solidarietà tra cristiani e musulmani!”.
Nello stesso spirito, successivamente, Papa Francesco ha rilanciato, insieme al re Mohammed VI, il suo appello perché venga riconosciuto il carattere specifico multi-religioso, la dimensione spirituale e la peculiare identità culturale di Gerusalemme.
Quindi, compiendo un altro gesto senza precedenti per un Pontefice, si è recato in visita presso un istituto di formazione per Imam, voluto dal monarca per favorire la diffusione di un Islam tollerante e moderato.
Certamente tra gli incontri più toccanti del viaggio c’è stato quello con i migranti accolti dalla Caritas diocesana di Rabat: si tratta dei migranti che dall’Africa sub-sahariana risalgono il continente sognando un viaggio per l’Europa e una nuova prospettiva di vita. Papa Francesco ha ricordato la firma, appena pochi mesi fa, e sempre in Marocco, del cosiddetto “Global Compact for migration”, e ha aggiunto: “Ciò che è in gioco è il volto che vogliamo darci come società e il valore di ogni vita… Non possiamo dimenticare che il progresso dei nostri popoli non si può misurare solo dallo sviluppo tecnologico o economico. Esso dipende soprattutto dalla capacità di lasciarsi smuovere e commuovere da chi bussa alla porta e col suo sguardo scredita ed esautora tutti i falsi idoli che ipotecano e schiavizzano la vita”.
Ieri, infine, nel secondo e ultimo giorno di visita, presiedendo la Messa più affollata mai celebrata nel Paese, presso il complesso sportivo “Principe Moulay Abdellah”, Papa Francesco ha richiamato ancora una volta il valore della fratellanza, a partire dalla parabola del Figliol Prodigo. “Invece di misurarci o classificarci in base ad una condizione morale, sociale, etnica o religiosa, possiamo riconoscere che esiste un’altra condizione che nessuno potrà cancellare, né annientare, dal momento che è puro dono: la condizione di figli amati, attesi e festeggiati dal Padre”.
Commentando il viaggio del Papa in Marocco, l’arcivescovo di Rabat, il salesiano mons. Cristóbal López Romero, ha sottolineato la profondità e la qualità dei discorsi pronunciati durante la visita, da parte del Papa e del sovrano marocchino: “Sono messaggi validi non solo per il Marocco, ma per il mondo intero e per la Chiesa universale”.