Italia – GSFS2025: spedizioni missionarie di ieri – apostoli in missione oggi

20 Gennaio 2025

(ANS – Torino) – Protagonista della terza delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana 2025 è stato il Cardinal Cristóbal López, Salesiano di Don Bosco, Arcivescovo di Rabat, che dopo aver presieduto l’Eucaristia mattutina nella Basilica di Maria Ausiliatrice ha tenuto la relazione fondamentale del pomeriggio. Nella circostanza, sviluppando il tema della missione – a motivo del 150° anniversario della Prima Spedizione Missionaria – il porporato ha illustrato con un linguaggio chiaro e vivido il valore profondo e attuale della missione, mettendo in guardia da possibili e frequenti errori.

Alla sua terza partecipazione alle GSFS, il card. López ha dapprima sintetizzato brevemente i tanti ambiti di lavoro e le molte dimensioni di fecondità delle missioni della Famiglia Salesiana – dal punto di vista dell’evangelizzazione, dell’educazione, della promozione sociale, lo sviluppo agricolo, la diffusione dei mestieri, la cura della salute, la diffusione delle comunicazioni, la tutela delle minoranze culturali… “In sintesi, dovremmo piuttosto chiederci che cosa non hanno fatto i missionari salesiani” ha commentato.

E tuttavia, come ha aggiunto dopo aver esaminato le numerose attività svolte: “Era questa la loro missione? Essere missionario consisteva nel fare tutte queste attività?” La sua analisi, lucida e concreta, ha così distinto il senso autentico della missione – in definitiva, l’amore – dalle sole attività svolte per manifestarlo.

Nel prosieguo del suo intervento il cardinale ha dunque operato una efficace disanima che ha separato atteggiamenti comuni, ma errati, sulle missioni, dal valore autentico della missione salesiana. Così ha elencato:

– Confondere la missione con le attività apostoliche. Il Card. López ha invece sottolineato che “la missione è amare” e non si riduce a educare, costruire o curare, perché ha a che fare semmai con l’essere “segni e portatori dell’Amore di Dio per i giovani”;
– Cercare una ricompensa nell’amore. Al contrario, il missionario non deve amare per essere amato, ma offrire un amore “incondizionato, gratuito ed espansivo”, come quello di Dio;
– Ritenere che la missione sia per pochi specialisti. Invece, ogni cristiano è chiamato ad essere missionario ovunque si trovi, senza la necessità di partire per terre lontane;
– Collegare la missione a una dimensione geografica. La missione è universale e deve essere vissuta in ogni contesto, non solo nei tradizionali “Paesi di missione”, dato che anche territori di antica tradizione cristiana hanno bisogno di missionari;
– Credere che andare missionari altrove non abbia senso. Con questo punto, apparentemente in contraddizione ai precedenti, il Card. López ha invece rimarcato che la dimensione missionaria della Chiesa si basa sulla condivisione della fede e che la presenza dei missionari resta comunque fondamentale per risvegliare la coscienza missionaria in tutti;
– Pensare che la missione sia impiantare la Chiesa. In tal senso, il cardinale sottolinea che la missione principale è l’annuncio del Regno di Dio, non la costruzione di strutture ecclesiali. A tal proposito, il porporato ha anche evidenziato l’impegno dei buoni missionari a cooperare con tutti i credenti e tutte le persone di buona volontà;
– Dimenticare il ruolo dello Spirito Santo. Non bisogna mettersi al centro e considerarsi i primi autori della missione: lo Spirito Santo è il primo missionario e opera già nei cuori delle persone prima ancora dell’arrivo dei missionari.

La riflessione del Card. López è stata, dunque, un accorato invito per un ritorno all'essenziale. E nelle sue parole conclusive il porporato ha fatto una precisa sintesi di tutto il suo intervento, affermando: “Siamo tutti discepoli-missionari di Cristo e del suo Regno (…) Come chiesa, dobbiamo vivere al servizio della missione sempre e ovunque, e la missione, che consiste nell’annunciare e promuovere il Regno di Dio, si realizza, per noi della Famiglia Salesiana, nell’amare ed essere segni e portatori dell’amore di Dio per i giovani”.

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