Italia – Don Luigi Melesi, SDB, tra le personalità illustri da iscrivere nel Pantheon di Milano

30 Settembre 2024

(ANS – Milano) – Il prossimo 2 novembre, ricorrenza dei defunti, al Cimitero Monumentale di Milano, si svolgerà la cerimonia di scoprimento della lapide dedicata ai nuovi 13 benemeriti iscritti nel Famedio del cimitero stesso. Tra di essi, è stato reso noto, figurerà anche il salesiano don Luigi Melesi.

È, quello del 2 novembre, il tradizionale appuntamento annuale nel quale Milano, nel grande Pantheon ambrosiano rende omaggio e onora alcuni dei suoi cittadini più illustri, milanesi di nascita o di adozione che con il loro lavoro, il loro impegno nella società, il loro esempio hanno dato un contributo unico alla crescita civile, morale e materiale della città e dell’Italia. Il Famedio, nome derivante dal latino famae aedes, ossia “tempio della fama”, è nato per questo: per custodire e trasmettere la memoria di una Milano che è ammirata e apprezzata nel mondo per la sua capacità di innovare, di creare bellezza, di esprimere impegno civile.

Ma la grandezza di una città nasce dal nome e dalla storia personale di chi l’ha costruita, ed è questo che rappresentano per Milano gli uomini e le donne ricordati nel Famedio. Nel tempio del Famedio quest’anno sarà iscritto anche il nome di don Luigi Melesi, sacerdote salesiano, nato a Cortenova, in Valsassina, Lombardia, e cappellano del carcere milanese “San Vittore” per ben 30 anni, cittadino milanese, educatore e interprete dei valori più alti e nobili della Città di Milano, uomo della speranza per tutti.

In quel carcere don Melesi servì per ben 30 anni, incontrando tutti i giorni detenuti di ogni razza e religione, diventando loro amico e fratello: il quel servizio dietro le sbarre conobbe terroristi, rapinatori, assassini, malavitosi, ma anche tanta gente semplice, in carcere per reati comuni. Il suo stile era quello di non mettere mai al centro il reato, ma la persona.

Nel 1984 la nazione intera poté ammirare la profondità del suo impegno per la riconciliazione e il recupero dei malviventi: grazie alla sua mediazione i terroristi delle Brigate Rosse decisero di consegnare le armi, depositando il loro arsenale presso l’arcivescovado di Milano.

E prima ancora di operare nel principale carcere cittadino, nel 1967 aveva condotto il primo gruppo di 25 giovani in Brasile, dando inizio, insieme a don Ugo De Censi e a don Bruno Ravasio, all’“Operazione Mato Grosso”, programma di volontariato missionario internazionale tra i più longevi e fecondi.

Il Comune di Milano conferì a don Melesi la massima onorificenza civica, l’“Ambrogino d’Oro” alla memoria il 7 dicembre del 2019 e questo riconoscimento trovava il suo punto di genesi nella sua impresa di solidarietà e civiltà, straordinaria e prolungatasi per quasi mezzo secolo, che ha onorato e onora la Città di Milano, segnando di ambrosianità una vita intera a favore delle persone più difficili della convivenza sociale, domestica e nazionale.

Il prossimo 2 Novembre, il Comune di Milano iscriverà il nome di don Luigi Melesi anche tra le personalità illustre della città. E la sua eredità viene consegnata alla cittadinanza, perché sia pacifica e migliore.

Nel suo immenso patrimonio di scritti, riflessioni e prassi educative – a cui anche gli studiosi dei problemi della detenzione attingono e attingeranno anche in futuro – si trovano anche diverse “perle” da vero emulo di Don Bosco: “Non è possibile aiutare una persona a cambiare la sua vita in meglio, se non ci si mette dalla sua parte, se non si prende a carico la sua vita e la sua storia… Una persona, per diventare buona, deve sentirsi amata”.

Fonte: Valsassinanews

InfoANS

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