RMG – L’enciclica “Dilexit nos” letta a partire dalla Basilica del Sacro Cuore, costruita da Don Bosco
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25 Ottobre 2024
Foto ©: Vatican Media

(ANS – Roma) – Le sollecitazioni che l’ultima enciclica di Papa Francesco, Dilexit Nos, offre sono diverse. Se un lettore si imbatte nel numero 26 può trovare un collegamento interessante con quanto Don Bosco realizzò nella Basilica del Sacro Cuore a Roma, una fatica che gli costò la vita. Il Papa cita “San John Henry Newman che scelse come proprio motto la frase ‘Cor ad cor loquitur’, perché, al di là di ogni dialettica, il Signore ci salva parlando al nostro cuore dal suo Sacro Cuore”.

“Questa stessa logica – prosegue il pensiero del Pontefice – faceva sì che per lui, grande pensatore, il luogo dell’incontro più profondo con sé stesso e con il Signore non fosse la lettura o la riflessione, ma il dialogo orante, da cuore a cuore, con Cristo vivo e presente. Perciò Newman trovava nell’Eucaristia il Cuore di Gesù vivo, capace di liberare, di dare senso ad ogni momento e di infondere nell’uomo la vera pace”.

Don Bosco nella Basilica al Castro Pretorio di Roma, Tempio internazionale della devozione al Sacro Cuore, fa costruire diversi altari laterali, regalati da lasciti di famiglie facoltose della Francia e dell’Italia. L’unico altare che acquista è quello centrale dedicato al Sacro Cuore. La scelta non è casuale, indica bensì la centralità dell’Eucaristia nel suo sistema preventivo.

Anche Don Bosco, come il card. Newman, è convito che il cuore di Gesù è l’Eucaristia e solo la relazione personale con Lui vivo permette ad ogni giovane di crescere come adulto realizzato. La storia dell’altare centrale non è molto conosciuta: è l’altare del famoso miracolo eucaristico di Siena.

Il 14 agosto 1730, vigilia della solennità dell’Assunzione di Maria, ignoti ladri sacrileghi rubarono, dalla chiesa di San Francesco, la pisside d’argento, contenente 351 ostie consacrate, così numerose in vista dell’imminente festività. Dopo tre giorni di ricerche, il 17 agosto le ostie rubate furono ritrovate integre nella chiesa senese di Santa Maria di Provenzano, in una cassetta per le elemosine, e furono riportate il giorno seguente, con una solenne processione, nella chiesa di San Francesco, dove si trovano ancor oggi, integre come al momento del ritrovamento.

All’epoca della costruzione della Chiesa del Sacro Cuore, la Chiesa di San Francesco a Siena, di fattura romanica e trasformata successivamente con aggiunte barocche, stava tornando all’originario stile architettonico, quindi gli altari barocchi furono dismessi.

Don Bosco venendo a conoscenza che proprio l’altare dove erano state conservate le particole del miracolo eucaristico doveva essere sostituito, colse l’occasione e comprò quell’altare per collocarlo al centro della Basilica dedicata al Cuore di Gesù. Il messaggio è chiaro: il Sacro Cuore di Gesù è l’Eucaristia e solo offrendo a lui il proprio cuore e ricevendo il Suo è possibile diventare capaci di amare come Lui. È una vera operazione di trapianto del cuore. La frase scelta da Don Bosco nella Chiesa è presa dal libro dei Proverbi: “Praebe, fili mi, cor tuum mihi” (Offrimi il tuo cuore figlio mio).

Una bella immagine per riscoprire la centralità di Gesù Cristo nella vita salesiana, come ricorda il tema del CG29. 

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