RMG – Liborio Scibetta: “Scoprire Dio e farlo entrare nella nostra esistenza ha un effetto dirompente sulla nostra vita”

(ANS – Roma) – Il Servo di Dio Nino Baglieri, nato a Modica il 1° maggio 1951, ebbe la vita segnata da un grave infortunio accadutogli a 17 anni, quando, il 6 maggio 1968, cadde da un ponteggio. Rimase completamente paralizzato e cominciarono per lui 10 lunghi anni bui, segnati dalla disperazione, chiuso in casa con l’unica compagnia della sofferenza. Il 24 marzo 1978, un Venerdì Santo, alle quattro del pomeriggio, un gruppo di persone del Rinnovamento nello Spirito pregò per lui; sentì allora una trasformazione in se stesso e da quel momento accettò la sua croce e disse sì al progetto del Signore. Abbiamo intervistato Liborio Scibetta, dei Volontari con Don Bosco, che conobbe il Servo di Dio.

Chi è Nino Baglieri?

È stato un giovane come tanti altri, aveva deciso di non proseguire gli studi e si era immerso nel lavoro. A 17 anni ha un incidente: cade da un’impalcatura alta 17 metri – “Un metro per ogni anno”, era solito dire – e rimane tetraplegico: così per 10 anni, gli anni della giovinezza, ha una ribellione verso Dio, quel Dio che ritiene lo abbia punito.

Come ha vissuto Nino la sua vita?

Nino è un emblema chiaro che la vita dei santi è un’esperienza umana, e risente di tutte le caratteristiche dell’umanità. Inizialmente Nino non era felice, sentiva il dolore e il peso della sua condizione: abbiamo scoperto alla fine della sua vita che respirava con solamente una parte di un solo polmone; aveva molte sofferenze e difficoltà legate alla fisiologia del corpo.

Ricordo che Nino era accudito da molte persone, e in particolare dal cognato Paolo. Una volta con gli altri CDB eravamo nella sua camera per il ritiro mensile e venne Paolo per cambiarlo. Io stavo per uscire, ma Nino mi disse di rimanere. E mentre il cognato sollevò questo corpo inerme, per un attimo ho avuto come l’impressione di vedere Cristo pronto per la crocifissione! Aveva una piaga profondissima sulla schiena, lui diceva che poteva entrarci un pugno.

Però, qualche minuto dopo, lì nel suo letto, era di nuovo sorridente, pronto a consolare gli altri.

Un’esperienza che abbiamo fatto in tanti era quella di andare a trovarlo pensando di fargli compagnia, consolarlo, accudirlo… Ma nella stragrande maggioranza dei casi eravamo noi che uscivamo riconciliati, rallegrati, pronti ad assaporare ancora meglio la vita.

Ha vissuto anche momenti di dolore, di tristezza, di buio… Ma la finalità era sempre quella di rendere gloria al Signore. E tutti i suoi scritti, che produceva utilizzando la bocca, terminavano con “Alleluya!”

Qual è il messaggio che lascia Nino Baglieri?

Oggi viviamo in un tempo che non sempre ha rispetto per la vita. Nino è invece un inno al valore della vita, in qualsiasi momento e situazione si trovi.

E l’altro messaggio è che scoprire Dio e farlo entrare nella nostra esistenza ha un effetto dirompente sulla nostra vita. La vita messa nelle mani del Signore viene totalmente cambiata.

I 10 anni di buio che lui visse subirono un cambiamento radicale proprio quando Nino si accorse che il Signore stava operando ed era entrato nella sua vita.

Il video completo dell’intervista è disponibile su ANSChannel.

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