di Daniela Peira
Don Luca, cosa ricorda di quei giorni di grande amarezza e sofferenza per tutti i Salesiani?
Da un episodio brutto come quello del furto della reliquia, sono nati importanti sprazzi di luce. Il primo riguarda l’eco mondiale e mediatica della notizia, a riprova dell’interesse e dell’affetto verso Don Bosco. Come salesiani abbiamo davvero avuto la sensazione di un abbraccio mondiale a nostro conforto.
La seconda luce è quella che ha illuminato la gente di questa terra, che si è dimostrata così profondamente ed intimamente legata alla figura di Don Bosco. È stato come se le avessero rubato una parte di sè; tante le telefonate, le preghiere, le testimonianze di solidarietà arrivate qui al Colle.
La terza luce è stata l’occasione di toccare con mano la passione e la competenza con la quale i carabinieri, guidati da un grande Pubblico Ministero, hanno condotto le indagini per arrivare all’identificazione del ladro.
Un anno dopo, cosa rimane di quel furto sacrilego risolto in pochi giorni con il ritrovamento e la restituzione dell’ampolla?
Paradossalmente quel furto ha rafforzato la potenza simbolica della reliquia.
Dal suo ritorno sono aumentati i passaggi di fedeli che si raccolgono in quello stretto corridoio per avere un contatto sacro con il corpo del Santo. Dal ragazzino che appoggia la mano sul vetro della teca con gli occhi spalancati verso la reliquia all’adulto che si inginocchia e prega.
All’epoca del furto qualcuno ha sottolineato l’anacronismo di tanto attaccamento ad un frammento di corpo di un Santo. È davvero una forma di devozione superata?
Non solo non è superata, ma è profondamente moderna. In un’epoca all’insegna della concretezza più che della spiritualità, il contatto diretto dei fedeli con il corpo del Santo risponde a questa esigenza di visualizzazione della propria fede.
Se uno si sofferma un po’ ad analizzare i pellegrini che si recano alla reliquia, vedrà che molti pregano, ma molti altri si rivolgono direttamente all’ampolla come se stessero parlando direttamente a Don Bosco; molti altri lasciano biglietti con intenzioni che vengono tutte raccolte, conservate e ricordate nelle messe.
Per la restituzione ufficiale dell’ampolla venne scelto il giorno del compleanno di Don Bosco davanti ad una platea di giovani provenienti da tutta Europa. Perché?
Perché restituendola ai giovani, è stato come restituirla a tutti. I giovani rappresentano il popolo di Don Bosco. Lui che, prima di essere un “santo da altare”, è un “santo da terra”, attraverso i giovani mantiene inalterata l’universalità del suo messaggio e della sua presenza.
Fonte: La Nuova Provincia