Qual è l’importanza, per la Famiglia Salesiana, di comprendere la metodologia digitale a favore dell’evangelizzazione dei giovani, specialmente quelli in situazioni socialmente vulnerabili?
Rispondo con una domanda: come fa un adolescente a comunicare online con i suoi genitori e insegnanti? Lo fa orizzontalmente, da pari a pari. La gerarchia delle relazioni diventa più familiare, più vicina, più amichevole. Ciò non significa che in questo modello digitale di comunicazione si perda il senso dell’autorità, ma l’interattività, nel digitale, è come una partita di ping-pong. Non si gioca da soli e l’altro è importante, necessario. Il digitale è rete, è lavorare insieme, è collaborare e scoprire il valore dell’altro. Così si genera un’umiltà digitale, che aiuta a valorizzare l’altro e a mettermi al suo servizio. In questo senso si può parlare di evangelizzazione sul digitale: faccio di tutto per aiutare gli altri. La Parabola del Buon Samaritano può essere un testo ispiratore per chiunque voglia evangelizzare i giovani nel mondo di oggi.
Come si collega questo nuovo libro alla serie di articoli “Don Bosco e la realtà digitale e virtuale” di cui è autore?
Ho scritto molto sul tema digitale e virtuale, ma uso i miei articoli per organizzare conferenze, dispense di corsi e libri. Ho approfittato di alcuni articoli della serie “Don Bosco e la realtà digitale” per preparare il nuovo libro.
Ci sono storie insolite o divertenti che può condividere con noi sul processo di creazione del libro?
I testi che pubblico sono solitamente tradotti in italiano, spagnolo, inglese, francese e polacco. A volte si traducono in altre lingue, come cinese, arabo e coreano, per esempio. È una bella sensazione vedere che ciò che scrivo può raggiungere così tante persone di così tante culture e lingue diverse. Ho scritto il libro “Don Bosco e la realtà digitale” pensando a tutti i giovani del mondo. Non so se è divertente, ma ciò che più mi impegna quando scrivo un libro è pensare al titolo e alla copertina del libro. Ci vuole una buona quantità di tempo. La copertina di questo libro è stata realizzata da un grafico italiano, Fabrizio Emigli, e sto già pensando alla copertina e al titolo del prossimo libro.
Può dare qualche anticipazione di ciò che troveremo tra le pagine del nuovo libro?
Don Bosco, novello sacerdote, studiò molto la geografia. Come suo maestro chiamò un Exallievo dell’Oratorio di Valdocco di nome Marchisio. Questo professore ha disegnato le mappe delle città d’Italia, ed era quindi un grande geografo. Perché Don Bosco voleva tanto imparare la geografia? Nel mio libro mostro il rapporto tra il sapere e la mentalità geografica di Don Bosco e il modo in cui si progettano le architetture digitali, le reti, gli strumenti digitali come i cellulari, il rapporto tra geografia e GPS, i satelliti. La geografia è legata alle connessioni, alla grafica, al design, all’estetica, alla trasmissione delle informazioni, al sistema dei dati: tutto è geograficamente e geometricamente organizzato e disponibile. E Don Bosco? Cosa c’entra con questo? Don Bosco aiutò l’architetto a progettare la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino e il Sacro Cuore a Roma. E pensiamo ai nostri cortili, che hanno un loro sistema di spazi. Anche il Sistema Preventivo si basa sulla geometria spaziale, su una geografia di relazioni.
Quanto tempo ha impiegato per scrivere questa nuova pubblicazione?
Il libro è piccolo, circa 112 pagine e ho scritto due capitoli al mese, direi. L’opera è edita da Elledici ed è disponibile a questo link.
C’è intenzione di tradurre l’opera in altre lingue? Se sì, quali?
Assolutamente! Stiamo già traducendo in francese, inglese, spagnolo, portoghese e polacco.
Fonte: RSB