IL SENTIERO DELLE ROSE
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18 Novembre 2024

IL MESSAGGIO DEL VICARIO DEL RETTOR MAGGIORE,
Don Stefano Martoglio

«“Oh! Don Bosco cammina sempre sulle rose. Egli va avanti tranquillissimo: tutto gli va bene”. Ma essi non vedevano le spine che laceravano le mie povere membra. Tuttavia andai avanti». Di spine e di rose è intrecciata ogni vita, come nel celebre sogno del pergolato di rose di Don Bosco. La Speranza è la forza che nonostante le spine ci fa andare avanti.

Cari Lettori, amici della famiglia salesiana e benefattori che aiutano l’opera di Don Bosco in tutte le situazioni ed in tutti i contesti, inviandovi un pensiero tramite il Bollettino Salesiano, ho scelto di rimanere ancora un poco sul tema della Speranza, come già abbiamo fatto il mese scorso.

Questo non solo per amore di continuità, ma soprattutto perché è un tema di cui parlare, perché ne abbiamo tutti molto bisogno. È una declinazione della delicatezza di Dio nella nostra vita.

Ma quando parliamo di speranza, prima di tutto, ricordiamo che è un elemento di profonda umanità, ed un criterio chiaro per interpretare la vita, in tutte le religioni.

La speranza ha molto a che fare con la trascendenza e con la fede, l’amore e la vita eterna, sottolinea il filosofo coreano Byung-Chul Han. Noi lavoriamo, produciamo e consumiamo, sottolinea nei suoi scritti questo filosofo, ma in questo modo di vivere non c’è nessuna forma di apertura al trascendente, nessuna Speranza.

Viviamo in un tempo privato della dimensione della festa, anche se siamo pieni di cose che ci stordiscono; un tempo senza festa è un tempo senza speranza. La società dei consumi e della performance in cui viviamo, rischia di renderci incapaci di felicità, di gioire per la situazione in cui ci troviamo. Anche la situazione più difficile ha sempre delle briciole di luce!

La speranza ci fa credenti nel futuro, perché il luogo di sperimentazione più intensa della speranza è la trascendenza.

Lo scrittore e politico Ceco Vaclay Havel, Presidente della Cecoslovacchia nell’epoca della “rivoluzione di velluto”, che molti di noi ricordano, definisce la speranza come uno stato d’animo, una dimensione dell’anima.

La speranza è un orientamento del cuore che trascende il mondo immediato dell’esperienza; è un ancoraggio da qualche altra parte oltre all’orizzonte.

Le radici della speranza si trovano da qualche parte dentro il trascendente, ecco perché non è la stessa cosa avere Speranza o essere soddisfatti perché le cose vanno bene.

Quando parliamo di futuro lo intendiamo in relazione a cosa accadrà domani, il mese prossimo, tra due anni. Il futuro è quello che possiamo pianificare, prevedere gestire ed ottimizzare.

La Speranza è la costruzione di un futuro che ci unisce al futuro che non finisce, al trascendente, alla dimensione Divina. Coltivare la speranza fa bene al nostro cuore, perché mette energia nella costruzione della nostra strada verso il Paradiso.

La parola più pronunciata da Don Bosco

Scrisse Don Alberto Caviglia: «A svolgere le pagine che riportano parole e discorsi di Don Bosco, si trova che quella del Paradiso fu la parola ch’egli ripeteva in ogni circostanza come argomento animatore supremo di ogni attività nel bene e di ogni sopportazione delle avversità».

«Un pezzo di Paradiso aggiusta tutto!» ripeteva Don Bosco in mezzo alle difficoltà. Anche nelle moderne scuole per manager si insegna che una visione positiva del futuro si trasforma in forza di vita.

Quando, anziano e cadente, attraversava il cortile a passettini di formica, quelli che lo incrociavano gli rivolgevano il solito saluto distratto: «Dove andiamo, Don Bosco?» Sorridendo, il santo rispondeva: «In Paradiso».

Quanto insisteva Don Bosco su questo: il Paradiso! Faceva crescere i suoi giovani con la visione del Paradiso nel cuore e negli occhi. Tutti noi sappiamo che possiamo esser cristiani, anche convinti, ma non credere al Paradiso.

Don Bosco ci insegna ad unire il nostro aldiquà, con l’aldilà. E lo fa con la virtù della Speranza.

Portiamo in cuore questo, ed apriamo il nostro cuore alla carità, alla nostra umanità che incarna ciò in cui crediamo profondamente.

Se ricevete questo breve scritto nel mese di novembre, vivete questa speranza con i nostri Santi e con i vostri defunti, tutti uniti in una cordata che parte dal nostro quotidiano e porta all’infinito.

Come Don Bosco, vivere come se vedessimo l’invisibile, nutriti dalla Speranza che è la presenza Provvidente di Dio. Solo chi è profondamente concreto, come lo era Don Bosco, è in grado di vivere fissando l’invisibile.

InfoANS

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