Don Sala ha presentato la sua conferenza “a partire dall’impegno della Chiesa a collaborare alla gioia dei giovani, piuttosto che a cercare di impossessarsi della loro fede”, a partire da cinque punti: il messaggio del Concilio Vaticano II ai giovani; il clima culturale nell’odierna Europa; la sfida che i giovani pongono alla Chiesa; l’ambivalenza del mondo digitale e la grande opportunità per la Chiesa di appropriarsi di un autentico dinamismo giovanile.
Per quanto riguarda il Concilio Vaticano II, don Sala ha indicato che i quattro anni del Concilio hanno segnato un’impressionante riforma nella vita della Chiesa “ed è stata un’opera di liberazione del superfluo orientato al ritorno all’essenzialità del Vangelo”. Inoltre, per il salesiano, “la Chiesa è la vera gioventù del mondo, nella misura in cui porta Cristo e impone uno stile e un modo di procedere molto esigenti”.
Sulla secolarizzazione nel contesto europeo, il Salesiano ha fatto riferimento alla pastoralità intesa come il legame tra i destinatari del messaggio e l’azione di Dio attraverso la sua Chiesa. Il tempo attuale, ha poi continuato, è caratterizzato da quattro aspetti: la nostalgia spirituale, perché “la ricerca del senso della vita a livello spirituale è viva e la fede può essere un’autentica risposta a questa nostalgia”; una paralisi nel processo decisionale, dal momento che “sembra che si possano prendere solo decisioni di piccolo cabotaggio”; l’incertezza davanti a ciò che è vero, “per cui solo la contemplazione può sopravvivere al bombardamento comunicativo”; e la disillusione verso le istituzioni “da cui non ci si attende nulla di più della custodia dei diritti individuali”.
“Molti giovani non chiedono nulla alla Chiesa – ha spiegato don Sala –. Chiedono che siano lasciati in pace e non vengano disturbati”. Quindi ha anche fatto riferimento all’opinione dei giovani sulla Chiesa: “un’istituzione che dovrebbe brillare per la sua onestà”.
Un altro punto critico è “la passività dei giovani nella Chiesa, perché spesso si sentono usati e non apprezzati”, così come lo è “l’incapacità della Chiesa di seguire il ritmo del mondo contemporaneo”. I giovani chiedono una Chiesa di ascolto e attenzione “che passi dall’umiliazione all’umiltà, dall’individualismo alla comunione e dall’esteriorità all’interiorità. Una Chiesa meno istituzionale e più relazionale, dove si ascolti senza giudicare”.
Il Segretario Speciale per il Sinodo sui Giovani ha anche considerato importante la presenza sulle reti sociali e ha concluso il suo intervento sottolineando come una sfida per la Chiesa sia “la necessità di acquisire un rinnovato dinamismo giovanile”.