«Dopo la scena descritta precedentemente, la Guida misteriosa disse a Don Bosco: “Vieni, ti farò vedere il trionfo della Congregazione di San Francesco di Sales. Monta su questo sasso e vedrai”.
Era un gran macigno in mezzo a quel piano sterminato, e io vi montai sopra – racconta Don Bosco –. Oh, che vista immensa si affacciò ai miei occhi! Quel campo mi comparve come se occupasse tutta la terra. Uomini d’ogni nazione, d’ogni vestito, d’ogni colore vi stavano radunati. Vidi tanta gente che non so se il mondo tanta ne possegga. Cominciai a osservare i primi che si affacciarono al nostro sguardo. Erano vestiti come noi Italiani. Io conoscevo quelli delle prime file: vi erano tanti Salesiani che conducevano come per mano squadre di ragazzi e di ragazze. Poi venivano altri con altre squadre; poi ancora altri e altri che più non conoscevo e più non potevo distinguere, ma erano in numero indescrivibile. Verso il mezzogiorno comparve ai miei occhi un popolo sterminato di gente che io non conoscevo. Erano sempre condotti da Salesiani, che conoscevo nelle prime file e poi non più.
– “Voltati”, mi disse la Guida.
Ecco che mi si affacciarono agli occhi altri popoli sterminati di numero, vestiti diversamente da noi: avevano pellicce, specie di mantelli che parevano velluto, tutti a vari colori. La Guida mi fece voltare verso i quattro punti cardinali. Tra le altre cose vidi in Oriente donne con i piedi tanto piccoli, che stentavano a stare in piedi e quasi non potevano camminare. Il singolare si è che dappertutto vedevo Salesiani che conducevano squadre di ragazzi e di ragazze, e con loro un popolo immenso. Nelle prime file sempre li conoscevo; poi andando avanti non conoscevo più nemmeno i missionari.
Allora la mia Guida prese di nuovo la parola e disse: “Tutto questo che hai visto è tutta messe preparata per i Salesiani. Vedi quanto è immensa la messe? I Salesiani non solo in questo secolo, ma anche nei secoli futuri lavoreranno nel proprio campo. Ma sai a quali condizioni si potrà arrivare a eseguire quanto tu vedi? Te lo dirò io. Bisogna che tu faccia stampare queste parole che saranno come il vostro stemma, la vostra parola d’ordine, il vostro distintivo. Notale bene: IL LAVORO E LA TEMPERANZA FARANNO FIORIRE LA CONGREGAZIONE. Queste parole le farai spiegare, le ripeterai, insisterai. Farai stampare il manuale che le spieghi e faccia capire bene che il lavoro e la temperanza sono l’eredità che tu lasci alla Congregazione, e nello stesso tempo ne saranno anche la gloria”.
Io risposi: “Questo lo farò molto volentieri. Questo è tutto secondo il mio scopo; è quello che vado già raccomandando tutti i giorni e vado insistendo sempre che me ne capiti l’occasione”.
– “Sei dunque ben persuaso? Mi hai ben capito? Questa è l’eredità che lascerai loro e di’ pur loro chiaro che fino a tanto che i tuoi figli corrisponderanno, avranno seguaci al sud, al nord, all’oriente e all’occidente. Ora discendi pure dagli Esercizi e incamminali per la loro destinazione”.
Don Bosco conclude dicendo che allora comparvero degli “omnibus” per condurli a Torino; ma erano omnibus sui generis: non avevano appoggio da nessuna parte. Don Bosco temeva che i suoi cadessero, ma la Guida lo rassicurò: “Vadano, vadano pure: essi non hanno bisogno di appoggio; basta che eseguiscano bene queste due parole: Sobrii estote et vigilate (Siate sobrii e vigilate). Quando si eseguiscono bene queste due parole, non si cade, sebbene non vi siano appoggi e la carrozza corra”».