di Kirsten Prestin
Come stanno i giovani a Monrovia?
I giovani soffrono più di tutti le conseguenze della decennale guerra con i ribelli e della crisi dell’Ebola. Il sistema educativo è considerato uno dei peggiori al mondo, tra le forze dell’ordine e nel sistema giudiziario c’è corruzione, il sistema sanitario è guasto… Secondo un nuovo studio più della metà della popolazione è direttamente colpita dalla carestia. Potrei continuare con questa lista. Alla fine la crisi degli apparati statali ha raggiunto le famiglie e quindi anche i bambini. Nonostante si lavori duramente, con il salario giornaliero non si riesce a sfamare la famiglia. La frustrazione dei genitori o tutori vengono scaricate sui bambini, le famiglie vanno in pezzi e intere file di bambini finiscono nelle strade. Negli ultimi due mesi ho incontrato molti bambini che consumano droghe per sfuggire alla loro quotidianità. È semplicemente terribile.
Di cosa hanno più bisogno i giovani?
Di incontrare persone che prendano sul serio i loro problemi, che li aiutano a far fronte ai conflitti in modo costruttivo. Hanno bisogno di modelli di comportamento, di una prospettiva di speranza nella vita, e di molta attenzione. Attenzione che non ricevono nella maggior parte dei casi e quindi possono facilmente finire in un circolo vizioso di tossicodipendenza, prostituzione, crimini e infine malattia e disperazione.
I bambini e anche i Salesiani alla radice hanno bisogno di una lobby. Hanno bisogno di persone che li sostengano. Tutti dovrebbero agire con fermezza in modo che i bambini in situazioni apparentemente senza speranza abbiano vicino persone motivate e professionali ad aiutarli. Spesso i bambini hanno bisogno di un medico, un insegnante, un educatore, ancora più un amico, come loro compagno. Ma anche queste persone devono essere addestrate. Ed oltre al capitale umano, c’è bisogno anche di luoghi in cui i bambini possano svilupparsi. Servono scuole, spazi di formazione e cortili. Non dovremmo neanche dimenticare che molti bambini che sono in pericolo hanno bisogno di rifugi d’accoglienza temporanei.
Come possono aiutarli i Salesiani?
Per prima cosa, dobbiamo essere presenti. O, con le parole di Papa Francesco: dobbiamo essere presenti nelle periferie. Una collaborazione sostenibile tra i bambini e i Salesiani è molto importante. In questo caso, una dichiarazione d’intenti non vincolante, come la vediamo spesso in politica, non è sufficiente. Invece la dichiarazione deve essere scritta in maniera concreta e inconfondibile per assicurarci che siamo con loro sempre, nelle belle e nelle brutte situazioni, di giorno e di notte: li prendiamo dalla strada e li riportiamo alle loro famiglie, li portiamo dal carcere a scuola, dalla tossicodipendenza ad una vita piena. Hanno bisogno di famiglie intatte, una buona educazione e una valida formazione professionale.
Com’è la situazione attuale politica in Liberia?
Al momento è difficile da dire. Sembra che ci sia chi voglia coscientemente renderla complessa e i media internazionali raramente ne parlano. Comunque, la gente vuole un cambiamento politico. (…) Ma le elezioni presidenziali sono state interrotte dopo il primo turno ad inizio ottobre a causa dell’accusa di massicci brogli elettorali. (…) La Corte suprema e la Commissione elettorale nazionale decideranno se si terrà un ballottaggio tra i due candidati, ma stanno impiegando un tempo enorme per prendere una decisione. Non è chiaro quale sia il ruolo di entrambe le istituzioni. Speriamo sinceramente che il popolo liberiano mostri perseveranza e pazienza.
Quali momenti o incontri ti danno la forza?
Una volta stava piovendo a dirotto quando arrivai al cimitero centrale di Monrovia. Lì vidi dei bambini che vivevano nelle tombe perché non avevano un tetto sopra le loro teste. Improvvisamente, ho avuto un incrociato lo sguardo di uno dei bambini che mi guardava da una tomba. Dopo un po’ il ragazzo mi sorrise. Senza parole. Un piccolo gesto, come un segno chiaro, un invito nel suo mondo. È stato semplicemente travolgente. Mi ha permesso di avvicinarmi, di entrare nel suo mondo. Questo ha davvero rafforzato la mia decisione di essere lì per i bambini dimenticati. Che messaggio mi è stato dato attraverso quel bambino, quando ho visto in lui Cristo stesso! L’ho incontrato attraverso il bambino, nella tomba. Un’incredibile sensazione di felicità. Un dono di grazia nel mezzo di una sofferenza impensabile.
In occasione del Natale, l’ONG salesiana “Missioni Don Bosco” di Torino ha lanciato una campagna di adozioni a distanza per il sostegno a 20 bambini in difficoltà, affinché possano, per tre anni consecutivi, soddisfare le loro necessità basilari e frequentare le scuole salesiane, così da poter sperare in un futuro migliore.
Fonte: www.donboscomission.de