Madagascar – Il desiderio missionario di don Maurizio Rossi, SDB

(ANS – Tulear) – “Da piccolo, dopo la Prima Comunione, andavo spesso a messa e ricordo che nel mese missionario, ottobre, rientravano spesso dei sacerdoti missionari che portavano la loro testimonianza. In quelle occasioni gli occhi e la fantasia di noi ragazzi vedevano già le missioni sconfinate di questi ‘profeti ed eroi del nostro tempo’ e una domenica dissi alla mia mamma: ‘Mamma, voglio partire anch’io missionario’”. A parlare così è don Maurizio Rossi, Salesiano italiano, per oltre 25 anni missionario in Madagascar e ora nelle Isole Mauritius.

Imparai tanti e diversi mestieri: il falegname, l’elettricista, l’operatore telefonico, il metallurgista, il muratore, il contadino... Intanto avevo incominciato a fare il catechista in parrocchia ed ero parecchio impegnato nelle varie attività cattoliche e giovanili con particolare attenzione alla dimensione missionaria. Il tempo passò. L’idea del missionario ritornava sempre e più insistente.

Nel 1980 diedi le dimissioni dal mio lavoro e in quell’occasione vidi piangere mio papà per la prima volta. Mio fratello più giovane, nascondendo le lacrime mi disse “Tu non tornerai più indietro, tu arriverai fino in fondo”. Il “fino in fondo” era il sogno di prete missionario. Il settembre successivo entrai in noviziato salesiano a Pinerolo, terminandolo con la professione religiosa l’8 settembre 1982.

Fui ordinato il 30 giugno 1990 a San Zeno di Cassola. La domenica seguente celebrai la mia prima messa, ringraziai e ricordai tutti coloro che in vari modi mi avevano aiutato in questo mio cammino. Il motto sacerdotale che avevo scelto era proprio “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo”.

Il 7 novembre 1990 sono partito per il Madagascar. Dopo aver salutato la famiglia, con un po’ di emozione nel cuore, entrai nella cappella dell’aeroporto: restai lì in silenzio a pregare mentre scoppiavo a piangere. Piangevo e pregavo e chiedevo al Signore questa grazia: “Signore, aiutami ad amare questo mio nuovo popolo che ancora non conosco, aiutami ad amare questa mia nuova gente, accompagnami con il tuo Spirito per imparare questa nuova lingua, e questo che io lo possa fare con il tuo aiuto e quello della Vergine Maria, aiutami a compierlo, senza dimenticare le mie umili origini, la fede semplice della mia gente.”

Ad attendermi in aeroporto c’era quasi la metà dei missionari salesiani già presenti in Madagascar dal 1981; anno dell’inizio dell’avventura salesiana in questo paese e dell’arrivo dei primi missionari nell’“Isola Rossa”. I primi sei mesi li passai nella capitale, Ivato, dove studiavo il malgascio, seguivo l’oratorio e aiutavo nella realizzazione dell’impianto elettrico di una nuova casa salesiana proprio fuori dall’aeroporto. I mesi passarono e partii per Mahajanga.

Strinsi i denti, a 35 anni si è ancora giovani, ma soprattutto pregai lo Santo Spirito, lui l’ispiratore delle lingue nella Pentecoste, di aiutare questo pretino a imparare questa nuova lingua che in comune con l’italiano aveva solo Amen! Nel 1996 il direttore di quella comunità, partì per un’altra destinazione e mi venne proposto di diventare responsabile dell’opera di Mahajanga. A Settembre 2002 finii il mandato di direttore e arrivò per me il momento di ripartire. Dopo 12 anni il momento era forte, “partire è sempre un po’ morire” ma partire vuol dire ricominciare ancora a lavorare per le missioni e per i giovani poveri del Madagascar.

Cambiai orizzonte: da una grande città sul mare, finii in un paesino di montagna a 1286 metri sul livello del mare, a Ijely, dove c’è una comunità che si occupa soprattutto di agricoltura. Iniziai un’altra avventura nella mia vita.

Mi ritrovai ad amare di nuovo la terra, l’allevamento, e a lavorare per aiutare la gente per migliorare le culture e soprattutto insegnare a fare il formaggio come si doveva fare. Anche qui il mio ruolo fu di economo e direttore della casa, con il compito di cercare i fondi, progettare, rilanciare, e aiutare l’economia contadina di una zona tra la più difficili del Madagascar. La cosa sembrava funzionare e tutta la regione venne a vedere la stalla e la nostra produzione di formaggio; venne a visitarci anche il Ministro dell’Agricoltura che ci indicò come la “migliore piccola fattoria del Madagascar”.

Gli anni passarono e il mio mandato di 6 anni terminò nel settembre 2008; un nuovo incarico di economo a Fianarantsoa mi venne assegnato. Nel 2011 arrivai a Tulear. L’opera purtroppo era da rilanciare, non soltanto per la manutenzione lasciata indietro da almeno 15 anni, ma anche un po’ dal punto di vista pastorale salesiano, in particolare profetico della presenza salesiana nel profondo sud della grade Isola Rossa. Il tempo passò e quasi non mi accorsi che era arrivato per me il 30 giugno 2015, giorno del mio 25° anniversario di ordinazione sacerdotale.

Ora don Rossi ha iniziato una nuova tappa, nelle Isole Mauritius, con le sue nuove sfide. Ma certe cose restano sempre uguali: “Da sempre prego per la mia e le nostre vocazioni missionarie, perché l’Ausiliatrice accompagni con la sua protezione, noi Figli di Don Bosco, contenti di essere un po’ come degli ‘zingari di Dio’, missionari di Dio e di Don Bosco!”

Fonte: Missioni Don Bosco

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