Il film venne prodotto nel 1931 dalla studio giapponese Nikkatsu, grazie anche al sostegno finanziario di un una personalità del mondo cattolico giapponese, Masaju Hirayama, nonno di Takaaki Hirayama, che diverrà vescovo di Oita.
La trama, con ampie ellissi tipiche del cinema muto, è ambientata nel 1597, e racconta la fine dell’esperienza della prima evangelizzazione del Giappone, iniziata nel 1549 dal gesuita Francesco Saverio. Il film si apre con lo sbarco in Giappone del francescano spagnolo Pedro Bautista, inviato dal Governatore delle Filippine, e si chiude – dopo la decisione del governo imperiale di porre fine alle conversioni e perseguitare i cattolici – con il martirio finale di sei francescani, tre gesuiti e diciassette terziari, compresi quattro bambini.
L’accuratezza della scenografia e l’impegno produttivo sono accompagnati da un’ottima capacità di direzione degli attori, tra cui spicca Ysuzu Yamada, in seguito scelta da Akira Kurosawa per film come “La sfida del samurai”, “Trono di sangue”, “I bassifondi”. Tra i personaggi più interessanti vi è quello di un ladruncolo che – come un novello Jean Valjean ne “I Miserabili” – viene perdonato dal francescano che tenta di derubare, e che nelle movenze, nelle espressioni, nel costume, sembra quasi anticipare il “Kikuchiyo” ritratto da Toshiro Mifune ne “I Sette Samurai” di Kurosawa.
Il regista Tomiyasu Ikeda, mette in scena con grande vigore drammatico la ricostruzione del terremoto, il calvario dei perseguitati e la crocifissione finale che accanto alla testimonianza di fede dei missionari, mostra – con un chiaro riferimento evangelico - il dolore di una madre di fronte al martirio del proprio figlio.
Il film viene tradotto e distribuito in Italia dalle Missioni di Don Bosco nei primi anni trenta, con una partitura musicale scritta dal parte del compositore salesiano don Alessandro De Bonis (1888-1965).
“I 26 martiri del Giappone” è stato digitalizzato dall’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa-Centro Sperimentale di Cinematografia, grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo.
Ulteriori informazioni sulla vita di don de Bonis sono disponibili qui.