"In Venezuela non c'è futuro", afferma Roque Díaz. "È molto difficile sopravvivere", sostiene Ilich Márquez. Storie dolorosissime e testimonianze amare si ripetono. I salesiani in Perù non hanno fatto "orecchie da mercante". Ascoltato il clamore delle migliaia di venezuelani hanno fornito una soluzione.
La sovrintendenza nazionale della migrazione del Perù ha stabilito in oltre 353mila i venezuelani entrati nel territorio peruviano. Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) la popolazione venezuelana, arrivata in Perù negli ultimi mesi, è composta principalmente da giovani uomini la cui età varia tra i 18 e 34 anni, con un livello di istruzione superiore.
"Mettere al servizio della pastorale dei migranti strutture che attualmente non hanno un servizio nella nostra missione" è una delle azioni concrete che i Salesiani hanno dibattuto, in una riunione continentale a Quito - Ecuador (agosto 2018), su “La sfida della Mobilità giovanile in America”.
I salesiani del Perù hanno ascoltato il grido dei fratelli venezuelani e oggi, 24 agosto, inaugureranno un grande lavoro a beneficio delle migliaia di migranti.
La casa destinata a ospitare i fratelli venezuelani sarà la vecchia casa di formazione di Magdalena del Mar e sarà nominata "Casa Don Bosco". Tale attività sociale è affiancata dalla Conferenza Episcopale, dalla casa Editrice Salesiana, dalla Banca alimentare del Perù e dalla Fondazione Don Bosco, essendo quest'ultima l'istituzione organizzatrice della eminente iniziativa umanitaria.
Filippo Grandi (UNHCR), Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e il Direttore generale dell'IIM, William Lacy Swing, hanno chiesto un maggiore sostegno della comunità internazionale ai paesi ed alle comunità della regione. Regione che sta ricevendo un numero crescente di rifugiati e migranti dal Venezuela. Una delle istituzioni ad aver ascoltato il grido dei fratelli del Venezuela è proprio quella dei figli di Don Bosco, che sono figli di un migrante.