Alle 7:45 sul luogo sono stati portati dei prigionieri del sistema carcerario di Granada ed è stata realizzata una barricata ad un isolato di distanza dalla scuola. Questa situazione ovviamente ha messo in allarme i genitori degli allievi, che hanno deciso di richiamare i loro figli. Tutt’intorno potevano sentirsi colpi di mortai, spari e lanci di lacrimogeni.
Il giovane José Maltez, 22 anni, oratoriano, aveva lasciato la sua casa per osservare la situazione. “Il ragazzo è morto per un colpo preciso al torace, secondo un modus operandi utilizzato dalla polizia nazionale per ‘giustiziare’ i manifestanti”, ha detto una portavoce degli “autoconvocati” di Granada all’agenzia EFE.
Verso mezzogiorno la battaglia campale si è spostata nel centro storico della città. Le bande hanno combattuto contro la gente che cercava di difendere i propri negozi e banchi nel centro commerciale della città.
Nella stessa giornata, presunti paramilitari e agenti della polizia nazionale hanno bruciato il Municipio di Granada e attaccato gli abitanti del dipartimento. Delle fonti locali riferiscono che all’interno erano immagazzinate munizioni e bombole di gas.
Attualmente gli scontri hanno luogo nel settore “Arroyo Carita”, via “Sor Maria Romero” e al mercato comunale. Anche il centro storico della città è in pieno conflitto. Nella notte sono attesi nuovi e più forti attacchi.
Questi gesti di violenza si verificano nel mezzo di una crisi sociopolitica che proprio il 5 giugno ha raggiunto i 50 giorni in Nicaragua, e che ha lasciato sul campo almeno 127 morti e oltre un migliaio di feriti, secondo la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH).