Diverse notizie uscite in questi ultimi giorni hanno informato il mondo di quello che fanno gli studenti delle scuole salesiane: “Un esperimento salesiano verrà realizzato nello spazio dopo aver vinto un concorso sponsorizzato dalla NASA attraverso l’Agenzia Spaziale Europea”; “Le scuole salesiane sono in prima linea nella realizzazione di pratiche educative innovative”; “Studenti dei Salesiani realizzano un drone per individuare mine antiuomo”.
Sono i titoli utilizzati da diverse testate giornalistiche, che riempiono d’orgoglio i Salesiani impegnati nei centri educativi.
Presso l’Istituto Salesiano “Santo Domingo Savio” di Úbeda, ad esempio, studenti e insegnanti hanno progettato un esperimento che verrà realizzato nello spazio, precisamente nella Stazione Spaziale Internazionale in orbita intorno alla Terra. La scuola salesiana si è distinta tra i 180 centri europei che hanno partecipato alla prima sfida “Astro Pi”, dal nome di un mini calcolatore sviluppato dalla Fondazione “Raspberry Pi”, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Un altro esempio viene dall’opera dei Salesiani ad Urnieta. Diversi insegnanti sono coinvolti nel progetto europeo “Learning for Life” (Apprendimento per la Vita), che mira a promuovere nuovi metodi di formazione affinché gli studenti possono sviluppare le competenze necessarie nella società di oggi e nel futuro. “È dimostrato che quando si impara attivamente, s’interiorizza meglio e non si dimentica facilmente come quando si utilizza il metodo tradizionale”, ha detto al “Diario Vasco” Asier Irazusta, uno dei docenti del centro coinvolto in questo progetto.
E la terza testimonianza viene dal centro dei Salesiani di Sarrià. Gli studenti del corso di meccanica hanno sviluppato un drone capace di individuare mine antiuomo, oggetti metallici e soprattutto materiali bellici in aree potenzialmente pericolose, oltre che di trasportare articoli igienico-sanitari. Il veicolo aereo, in grado di volare senza equipaggio e di prestare servizi fondamentali in scenari di guerra, è stato soprannominato “Dron500”.
Questa generazione di “nativi digitali”, se adeguatamente supportata dagli ambienti in cui cresce, sarà in grado di cambiare l’umanità grazie alle nuove tecnologie.
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