Myanmar – Il centro salesiano di Mandalay in aiuto ai bambini di strada

23 Marzo 2017
Foto da: UcaNews.com

(ANS – Mandalay) – Il centro salesiano “Don Bosco Friend of Youth” (Don Bosco Amico della Gioventù) di Mandalay fornisce riparo, cibo, assistenza sanitaria ed educazione formale e non formale a decine di ragazzi. Nell’ambito delle sue attività il responsabile dell’opera, don Peter Myo Khin, va con i suoi collaboratori nelle stazioni ferroviarie e degli autobus per incontrare e quindi aiutare i bambini e ragazzi che vivono per le strade di Mandalay, la seconda città più grande del paese.

I minori che incontrano hanno diverse realtà alle spalle: c’è chi se n’è andato da situazioni familiari insostenibili o chi ha sperimentato l’estrema povertà. “Il programma di avvicinamento lo realizziamo 2-3 volte a settimana: andiamo alla ricerca dei ragazzi, facciamo amicizia con loro e scopriamo la loro vita quotidiana e il loro passato” spiega don Myo Khin.

Il centro funziona 24 ore al giorno e conta su sei operatori retribuiti. I beneficiari sono 30 ragazzi – 24 buddisti e 6 cristiani, di età compresa tra i 4 e i 18 anni – che vivono al centro in modo permanente, altre decine vanno e vengono, mentre per le ragazze che vivono per strada esiste un programma analogo delle Suore del Buon Pastore.

“Questo è un luogo sicuro per i ragazzi e li trattiamo come membri di una famiglia” continua don Myo Khin. Patrick Zaw Tan, responsabile del progetto, ha un colloquio personale con ciascun ospite. “Cerchiamo di dare loro una formazione entro le prime due settimane dall’arrivo – spiega –. Ma è un processo difficile”. Provenendo dalla strada, i ragazzi pensano solo a giocare e alcuni hanno anche preso il vizio di sniffare colla. Ad ogni modo, dei 30 ragazzi, 22 frequentano la scuola e gli altri 8 partecipano a corsi di educazione non formale.

“L'educazione può cambiare la vita di una persona, le sue abitudini e gli atteggiamenti” aggiunge il signor Zaw Tan. Uno dei ragazzi, ad esempio, viveva per strada dopo essere scappato da una famiglia disgregata e in cui veniva picchiato dal nonno. Ora invece studia e vuole andare all’università per poter poi diventare una guida turistica.

Il problema principale è sempre la mancanza di opportunità. “Se non siamo in grado di aiutare le persone a fuggire la povertà, i bambini rimarranno per le strade. Il Governo deve creare opportunità di lavoro e provvedere ai bisogni primari delle famiglie, come delle case permanenti” afferma don Myo Khin.

Il centro, riconosciuto ufficialmente nel 2015, ha attivo anche un programma di riconciliazione familiare, per permettere, ove possibile, il ricongiungimento dei minori con i familiari che accettano di prendersi cura di loro.

Per il futuro don Myo Khin e i suoi collaboratori sperano di poter estendere la capacità delle loro strutture e accogliere fino a 100 minori.

Fonte: UcaNews

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