L'Eucaristia è stata presieduta dal Rettor Maggiore, don Fabio Attard, insieme ai membri del Capitolo Generale e a più di 300 Salesiani che hanno concelebrato la Messa. A questa occasione significativa hanno partecipato molti Salesiani di diverse comunità di Roma, i membri del Consiglio Generale delle FMA, guidati dalla Madre Generale, suor Chiara Cazzuola, numerose suore salesiane delle comunità FMA e diverse autorità civili, tutti riuniti per festeggiare a il culmine di questo momento cruciale nella vita della Congregazione Salesiana.
La celebrazione è iniziata con il vibrante canto delle Litanie dei Santi da parte del coro giovanile, invocando la loro intercessione per la Famiglia Salesiana e la sua missione. I concelebranti hanno fatto il loro ingresso in chiesa in processione, fermandosi davanti al dipinto di San Artemide Zatti appena collocato in basilica .In un momento profondamente simbolico, don Fabio Attard ha pregato e benedetto l'immagine.
All'inizio della Messa, don Fabio ha accolto l'assemblea e ha riflettuto sul profondo significato di concludere il Capitolo Generale nella Basilica del Sacro Cuore. Ha ricordato ai presenti che proprio da questo luogo Don Bosco scrisse la famosa Lettera da Roma, un documento potente che riaffermava l'essenza della missione salesiana: essere presenti tra i giovani e favorire uno spirito di famiglia. Don Fabio ha anche ricordato che proprio in questo luogo simbolico Don Bosco ha realizzato il compimento del sogno fatto a nove anni, una visione che ha guidato il lavoro della sua vita per la salvezza dei giovani.
Nella sua omelia, don Fabio Attard ha offerto una profonda riflessione sul Vangelo di Giovanni, collegando la Scrittura alla missione della Congregazione Salesiana e alle sfide del mondo di oggi. Ha iniziato collocando la lettura evangelica del giorno nel contesto della Settimana Santa, che celebra il culmine della missione di Gesù attraverso la Sua morte e risurrezione.
Il brano evangelico descrive il Sinedrio che delibera sul destino di Gesù, con il sommo sacerdote Caifa che dichiara «È meglio che un solo uomo muoia per il popolo, piuttosto che perisca l'intera nazione» (Giovanni 11,50). Queste parole, pronunciate originariamente come un calcolo politico, divennero inconsapevolmente una dichiarazione profetica del potere redentivo della morte di Gesù.
Don Fabio ha riflettuto sul ragionamento di Caifa, osservando come esso continui a risuonare nella società contemporanea. Il Sinedrio, di fronte alla sfida del messaggio di amore e perdono di Gesù, scelse la convenienza politica piuttosto che la verità. La loro decisione di eliminare Gesù fu guidata dal desiderio di preservare un sistema politico e religioso minacciato dall'occupazione romana.
Tracciando parallelismi con i tempi moderni, don Fabio ha osservato come l'interesse personale e la convenienza politica spesso prevalgano sul bene comune. Ha evidenziato le lotte dei poveri, dei deboli e degli emarginati, la cui dignità e i cui diritti vengono frequentemente trascurati a favore del mantenimento del potere e del privilegio.
«Vediamo come la dinamica politica, a volte mascherata dal manto dell'ideologia religiosa, si convince che chi promuove un'alta umanità debba essere eliminato», ha detto don Fabio. Ha invitato i Salesiani a rispondere a queste realtà offrendo una testimonianza profetica, non solo parlando dei poveri, ma anche parlando con loro e vivendo vite dedicate ai deboli e ai vulnerabili.
Don Fabio ha anche indagato il significato teologico delle parole di Caifa, osservando come il piano di salvezza di Dio spesso si sviluppi in modi inaspettati. Mentre Caifa intendeva la sua affermazione come una giustificazione per la morte di Gesù, essa divenne una profonda profezia sul significato di redenzione del Suo sacrificio.
«Sarà attraverso l'offerta e la totale resa di Cristo che la vita risorgerà», ha spiegato don Fabio. «La Sua morte non è la fine, ma l'inizio della liberazione per l'intera comunità». Anche di fronte al male e al peccato umano, Dio continua a far emergere scintille di bene, portando avanti il Suo piano salvifico.
Questa prospettiva, ha sottolineato don Fabio, dovrebbe ispirare speranza e coraggio. Sebbene a volte possa sembrare che il male trionfi nel mondo, l'amore redentore di Dio trasforma anche i momenti più oscuri in opportunità di grazia e di rinnovamento.
Concludendo la sua omelia, don Fabio Attard ha lanciato un potente appello alla fedeltà profetica, esortando i Salesiani a mantenere una visione di fede di fronte alle sfide politiche, sociali e culturali. Li ha incoraggiati a rimanere pienamente impegnati nella missione educativa e pastorale della Congregazione.
Ha ricordato all'assemblea la dedizione incrollabile di Don Bosco ai poveri e la sua coraggiosa testimonianza del Vangelo. La vita di Don Bosco, ha detto don Fabio, è una fonte continua di ispirazione e di speranza, che chiama la Famiglia Salesiana a rinnovare il proprio impegno verso i giovani, specialmente i più abbandonati e dimenticati.
«La nostra testimonianza e il nostro impegno, come quelli di Don Bosco, sono chiamati a sfidare i potenti e coloro che detengono le redini della società in modo sereno e autentico», ha detto don Fabio. «Solo in questo modo siamo testimoni che non solo parlano dei poveri, ma parlano anche con i poveri».
La Messa conclusiva del 29° Capitolo Generale è stata un momento di profonda gratitudine, riflessione e rinnovamento per la Congregazione Salesiana. Il viaggio del Capitolo Generale, iniziato presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino e conclusosi presso la Basilica del Sacro Cuore a Roma, ha simboleggiato il profondo legame della Congregazione con le sue radici e la sua missione continua di proclamare l'amore di Dio ai giovani di tutto il mondo.
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