Sudan del Sud – Il Paese di nuovo sull’orlo del collasso a seguito di una nuova ondata di violenza

01 Aprile 2025

(ANS – Juba) – La situazione in Sudan del Sud è di nuovo in stato di massima allerta e nelle ultime settimane sta continuando a salire il livello di violenza. Nel Nord del Paese già si combatteva da tempo tra le milizie ribelli e l’esercito, ma ora le tensioni sono arrivate fino alla capitale, Juba, dove sono state segnalate diverse esplosioni. Incombe la paura per una nuova forte ondata di violenza e, per questo, sono già migliaia le persone che sono fuggite dalle proprie abitazioni. In questo clima di estrema difficoltà, i salesiani restano al fianco di donne, bambini e sfollati.

“Nelle ultime settimane, in Sudan del Sud sono tornate tensioni e violenze. La fragile pace costruita dopo l’accordo del 2018 è nuovamente minacciata”, ha spiega Manuel Ballester, operatore umanitario della ONG salesiana “Jóvenes y Desarrollo” nel Paese africano.

La situazione nel Paese più giovane del mondo (costituito formalmente solo nel 2011) aveva iniziato a deteriorarsi già da tempo: avvisaglie sulla fragilità dell’accordo, emerse in tutta evidenza nelle scorse settimane con l’innalzamento dello scontro politico e il ritorno di episodi di violenza, si erano già avute alla fine del 2024 quando il Presidente aveva rinviato di due anni il cruciale appuntamento delle elezioni – una delle parti fondamentali dell’accordo di pace, senza la quale non si potrà considerare definitivamente completata la transizione democratica. Tanto più che il Sudan del Sud non ha mai tenuto elezioni dall’indipendenza 14 anni fa.

Poi, all’inizio del mese scorso, il Presidente ha licenziato diversi funzionari. Inoltre, nel nord del Paese sono scoppiati disordini e violenze tra gruppi di ribelli e soldati governativi. In questo contesto, mercoledì scorso, il primo Vicepresidente è stato arrestato dalle forze governative, riaccendendo così gli animi tra le opposte fazioni. 

Come aggiunto ancora da Ballester, gli scontri hanno raggiunto anche Juba, dove ci sono state diverse esplosioni nella periferia della città. Mentre cresce il timore per un’escalation di violenza, in migliaia si stanno allontanando dalle zone di conflitto in cerca di riparo, in un contesto di grande pericolo e difficoltà, con il pericolo anche di un’epidemia di colera tra gli sfollati, come riportato dall’ONG “Medici senza Frontiere”.

I salesiani lavorano in Sudan del Sud dagli Anni ‘80 per prendersi cura dei minori e dei giovani più vulnerabili e offrire loro opportunità per cambiare il proprio futuro. “Siamo presenti a Juba, ma anche in altre zone del Paese come Tonj, Maridi, Wau e Kuajok, dove abbiamo scuole e centri di formazione per i giovani”, aggiunge don Luis Manuel Moral, Responsabile della Procura Missionaria salesiana di Madrid, “Misiones Salesianas”.

Inoltre, i salesiani a Juba servono più di 6.000 sfollati, la maggior parte dei quali provenienti dal centro del Paese. Molti di loro si trovano nelle strutture salesiane da più di 13 anni e qui ricevono cure e istruzione. Solo nel centro educativo di Juba, i Figli di Don Bosco garantiscono l’accesso all’educazione a 3.000 tra bambini e giovani.

Da “Misiones Salesianas” è stata espressa grande preoccupazione per questo riacceso conflitto e per ciò che significa per milioni di donne e bambini. Si tratta di una situazione drammatica, specie se si considera che in Sudan del Sud più del 90% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, più di 17 milioni di bambini non vanno a scuola e più del 75% della popolazione ha bisogno di aiuti umanitari per sopravvivere.

InfoANS

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