La Famiglia Salesiana in Slovacchia, insieme con la Chiesa e la società tutta, già da un mese vive l’esperienza della carità tinta di blu e di giallo, accogliendo i cittadini ucraini.
All’inizio c’è stato un momento di shock: nessuno riteneva possibile una guerra, così vicina, così crudele, così ingiustificata. Il primo passo è stato l’evacuazione degli orfani di Leopoli, che sono stati affidati ai salesiani slovacchi dai loro confratelli in Ucraina come la pupilla dei loro occhi.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice, dopo aver sentito una missionaria slovacca a Odessa, hanno dato la loro disponibilità direttamente al confine, accogliendo le mamme con i bambini. Tre suore hanno speso il tempo delle loro vacanze scolastiche nel servizio di primo contatto. Alla fine di questa esperienza hanno raccontato le loro impressioni (ITA – EN) e sulla scia della loro esperienza, si è deciso di realizzare l’incontro delle Direttrici proprio alla frontiera con l’Ucraina, prevedendo anche una parte pratica di servizio.
A Michalovce la parrocchia salesiana ha organizzato un centro di accoglienza a servizio 24 ore su 24. Ogni sera vanno a prendere alla frontiera, con alcuni furgoncini, donne e bambini, che dai salesiani finalmente possono dormire al caldo, lavarsi, riposare. Dopo 2-3 giorni cominciano parlare e si può organizzare il resto del viaggio. “Nelle prime settimane veniva gente che aveva dei famigliari oppure degli amici in Europa. Ora ce ne sono molti che non sanno dove andare” racconta don Marián Peciar, Delegato di Comunicazione Sociale dell’Ispettoria slovacca.
Da qui è nato un altro gruppo di aiuto che coordina l’alloggio nelle famiglie in tutta Slovacchia. Non sapendo quando finirà la guerra, molti cominciano a cercare lavoro, ambientarsi. Tutte le case salesiane, oratori, parrocchie, sono coinvolte nell’aiuto concreto ai profughi ucraini, agevolate dalla vicinanza culturale e di lingua.
A Trnava i Salesiani Cooperatori hanno aperto un loro centro di ospitalità, con 100 posti letti, ai profughi. Con l’aiuto degli altri membri della Famiglia Salesiana offrono pasti tre volte al giorno, programmi dedicati per i bambini, corsi di slovacco, assistenza nelle questioni amministrative, e, se gli ospiti decidono di rimanere nel Paese, orientamento per la ricerca di una sistemazione stabile e di un lavoro.
“Prima non conoscevo i cattolici, ma ora so che sono bravi. Sono una psicologa, traduttrice, lavoravo come manager. Ma ora sono qui come una donna che ha bisogno di aiuto” testimonia Katja, rifugiata ucraina, mamma di due bambine. Il marito è rimasto a difendere Kiev e lei prova a nascondere le lacrime dietro a un sorriso: “Non so come sarà domani… Ma le mie bambine sono qui. Andrà tutto bene”.
Prešov è diventata una comunità strategica nell’aiuto alla popolazione ucraina. Grazie ai contatti con varie organizzazioni salesiane d’Europa, il Vicario ispettoriale, don Peter Jacko ha organizzato in tempi stretti un’efficace catena di solidarietà e aiuto umanitario. Incoraggiati dalla visita di don Daniel Antúnez, Presidente di “Missioni Don Bosco” di Torino, i salesiani slovacchi raccolgono in un grande magazzino di Prešov gli aiuti provenienti da varie organizzazioni di tutta Europa, che poi vengono trasportati oltreconfine in Ucraina, dove altri salesiani li distribuiscono secondo le necessità, anche nei paesini sperduti dove altre organizzazioni non riescono ad arrivare.
Ognuno aiuta come può. Non ultimo, lo si fa anche attraverso i momenti di preghiera, che durante la Quaresima sono rivolti alla supplica della pace in Ucraina. E più volte alla settimana, a partire dal Vangelo del giorno o da altri spunti religiosi, tutti i membri della Famiglia Salesiana slovacca ricevono attraverso le reti sociali dei messaggi di animazione, per ricordare che il male si vince soltanto con la grazia e la bontà del cuore.
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