Di fronte al doppio problema della mancanza di assistenza immediata, in generi alimentari e non alimentari, e dell’assenza di strutture di alloggio sufficienti, le persone che sono tornate a Goma hanno deciso di sfidare il rischio annunciato di una possibile eruzione nel centro della città.
I Salesiani di Goma e tutti i bambini, ragazzi e giovani sotto la loro tutela si sono rifugiati, giovedì 27 maggio, in una presenza salesiana situata a Shasha, a 40 km di distanza.
A Shasha salesiani e loro beneficiari stanno cercando di adattarsi alle nuove condizioni di vita che vengono loro offerte. Certamente, la situazione è di grande disagio, dato che l’ambiente salesiano di Shasha ha una capacità molto limitata rispetto alle attuali necessità, anche considerata la presenza di molti neonati e bambini piccoli, e di persone in uno stato di salute fragile. Attualmente un totale di cinque suore – 3 salvatoriane e due Figlie di Maria Ausiliatrice – accudisce tutti gli infanti, raccolti, per necessità, in un’unica aula, la più robusta della struttura.
Ma in generale l’adattamento a questo nuovo ambiente non è stato facile per nessuno. Il salesiano in formazione René Ngoy Masuna, responsabile dell’Istituto “Saint Kizito” del “Centro Don Bosco Ngangi” a Goma, ha spiegato che il primo giorno, giovedì 27 maggio, hanno dovuto far stabilire velocemente i giovani e i bambini nelle varie aule della piccola scuola agricola di Don Bosco Shasha e poi cercare cibo per tutti. “Per il momento sappiamo come resistere, ma se la situazione non migliora in 3 o 4 giorni, non saremo in grado di provvedere alle necessità alimentari di tutti i giovani e i bambini che sono con noi qui, specialmente i neonati la cui dieta è molto esigente. Abbiamo una scorta di cibo molto limitata”, ha spiegato il salesiano.
I salesiani in trasferta a Shasha restano in attesa che la situazione migliori e soprattutto che le autorità locali confermino che non c’è più alcun rischio di eruzione nella città per poter tornare a Goma con tutti i bambini, ragazzi e giovani del “Centro Don Bosco Ngangi”.